Si avvicinano i due giorni decisivi per il bilancio pluriennale dell’Unione Europea che definirà l’entità e la qualità della spesa comunitaria per il periodo 2014-2020.
Domani e venerdì, 6 e 7 febbraio, a Bruxelles si terrà l’atteso vertice del Consiglio Ue per cercare di raggiungere un accordo che si annuncia possibile, ma molto faticoso, vista la moltitudine di opinioni spesso divergenti che nei mesi scorsi hanno fatto allontanare più volte un compromesso dato per certo.
Lo scoglio più difficile da superare sarà l’entità del taglio al budget voluto dai diversi Paesi.
L’ultima proposta sul tavolo – ricorda Il Sole 24 Ore – è quella presentata lo scorso novembre dal Presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy, che prevedeva tagli per “soli” 80 miliardi di euro.
Un’eventualità respinta dai paesi nordici, ma che iniziava a riscontrare il gradimento di stati come Italia e Francia, che avevano chiesto inoltre una rimodulazione che non sottraesse troppe risorse ad agricoltura e coesione territoriale.
Da allora non ci sono state altre proposte ufficiali, che con molta probabilità verranno “scoperte” in apertura del summit.
Secondo l’inglese The Guardian, il primo ministro britannico “David Cameron non accetterà un accordo sul bilancio dell’Unione europea al vertice di questa settimana a Bruxelles, salvo che non si ponga un freno o si tagli la spesa europea. “Stiamo lavorando – ha detto il suo portavoce in una conferenza stampa a Westminster – con un certo numero di nostri alleati, tutti convinti che la spesa debba scendere di più. Se ciò non accadrà, non potrà esserci accordo”.
Tra i Paesi cui si fa riferimento, ci sono Svezia, Paesi Bassi, Danimarca e Germania, tutti contrari ad aumenti del bilancio dell’Ue.
Cameron e Angela Merkel – ha detto il portavoce del premier britannico – hanno confermato il loro accordo sulla questione in una telefonata scambiata domenica scorsa.
Proprio la cancelliera tedesca, rileva Deutsche Welle, parlando attraverso il suo podcast settimanale avrebbe messo in guardia sull’esito positivo del negoziato, che definisce “tutt’altro che certo”.
Tuttavia, la stessa Merkel, a seguito dell’incontro con il primo ministro Mario Monti, tenutosi la scorsa settimana a Berlino, ha dichiarato di essere “molto ottimista riguardo a un accordo sul budget”, perché Italia e Germania “sono entrambi contribuenti netti, ossia versano all’Unione più di quanto ricevano, quindi hanno interessi convergenti che aiuteranno a raggiungere un compromesso”.
Un accordo che però – fa notare European Voice – se non soddisfacente per l’Italia, potrebbe spingere Monti ad usare il suo diritto di veto. “L’orgia di tagli che alcuni paesi vorrebbero applicare – ha detto il Presidente del Consiglio Italiano – è incoerente”, suggerendo che non sarebbe “irresponsabile” se uno Stato membro non fosse d’accordo con una proposta “inadeguata” di bilancio.
Una posizione, quella italiana, confermata in un’intervista all’ambasciatore italiano a Bruxelles, Ferdinando Nelli Feroci, realizzata da Euractiv.
“La sfida dei Paesi nei confronti del prossimo budget deve essere quella di fare di meglio con meno risorse”, ha rilevato l’ambasciatore, aggiungendo di non essere in grado di prevedere i risultati del vertice, ma marcando in modo chiaro i principi fondamentali della posizione dell’Italia.
In primo luogo, – ha detto – l’Italia considera il bilancio dell’Ue un investimento collettivo di paesi terzi per il proprio futuro, pertanto deve essere ambizioso.
L’attenzione dovrebbe essere incentrata sulla qualità della spesa. Tutte gli investimenti, compresi quelli in agricoltura e coesione, devono essere tali da massimizzare la crescita e l’occupazione. La ripartizione delle risorse nel prossimo piano pluriennale dovrà essere equa. Nel contribuire al bilancio, nessuno Stato membro dovrebbe sopportare un onere sproporzionato rispetto alla sua prosperità nazionale.
Partendo da questi presupposti – ha concluso Nelli Feroci – l’Italia è disposta a svolgere un ruolo costruttivo nel prossimo Consiglio europeo per un accordo equilibrato ed equo”.