La notte sembra aver portato consiglio a Bruxelles, dove dopo quasi due giorni di trattative è terminato il vertice europeo per l’approvazione del quadro finanziario pluriennale 2014-2020, il bilancio a lungo termine dell’Unione Europea.
A comunicarlo, con l’enfatico tweet “Deal done!”, il presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy.
LE PRIME 24 ORE
La giornata di giovedì è passata nell’incertezza generale, con i lavori del vertice che sono iniziati con cinque ore e mezzo di ritardo, intorno alle 20.30 di sera, e si sono protratti per tutta la notte.
Presenti tutti e 27 i capi di Stato e di Governo dei paesi membri, ai quali si unisce la Croazia, da luglio ufficialmente nell’Unione.
Un pomeriggio, quello che ieri ha preceduto il summit, trascorso dal presidente Van Rompuy affrontando negoziati bilaterali utili a presentare una bozza di bilancio che rappresentasse il miglior compromesso possibile.
Due i macro-schieramenti tra i quali trovare una sintesi: da una parte i Paesi nordici capeggiati da Regno Unito e Germania, desiderosi di maggiori tagli al budget, dall’altra il fronte composto da Italia e Francia, intransigente sulla salvaguardia di fondi strategici per la crescita.
Il bilancio pluriennale per essere approvato ha bisogno dell’unanimità e basta il veto di un singolo paese membro per pregiudicarne l’attuazione.
LA SECONDA BOZZA – Dopo le prime 24 ore, Van Rompuy ha presentato stamane una bozza, che non ha riscontrato il favore dei 27. Ciò ha spinto il presidente del Consiglio europeo a presentare nel pomeriggio, dopo le 14.30, un secondo compromesso di bilancio, stavolta condiviso.
Il nuovo testo conterrebbe solo qualche limatura nella ripartizione dei fondi, per venire incontro alle richieste dei Paesi “scontenti”, come Romania, Malta e Repubblica Ceca.
LE CIFRE – Il budget europeo 2014-2020 prevedrà un tetto complessivo di spesa di 960 miliardi di euro per gli impegni e 908,4 per i pagamenti effettivi.
Nonostante gli entusiasmi, in parte giustificati viste le premesse della vigilia, questo bilancio rappresenta un accordo al ribasso, con molti tagli operati per venire incontro alle richieste degli euroscettici.
Quello appena approvato dal Consiglio europeo è infatti il primo quadro finanziario pluriennale della storia della Ue, con meno risorse a disposizione del precedente.
Un segnale di come l’Europa abbia ancora molti passi in avanti da compiere prima di considerarsi una vera e propria famiglia, ma soprattutto di quanto sia prioritario rimettere mano ai meccanismi legislativi e burocratici che regolano la vita comunitaria.
I DUBBI DEL PARLAMENTO
La differenza di cifre tra impegni spesa e pagamenti ha generato però qualche malumore. Perplessità sono state espresse da Martin Schultz, Presidente del Parlamento europeo, istituzione alla quale spetta ora la ratifica del provvedimento. Lo stesso ha dichiarato di non poter “immaginare che il Parlamento europeo approvi un bilancio che crea deficit, perché è illegale”.
I TAGLI: INNOVAZIONE E BUROCRAZIA
La maggior parte dei tagli illustrati da Van Rompuy si è concentrata sulle spese per l’amministrazione delle istituzioni europee, nell’innovazione e nello sviluppo di infrastrutture. Una vittoria per il Regno Unito e i falchi del rigore, tra i quali figura anche la Danimarca, capace di strappare anche un miglioramento del proprio meccanismo di sconto, il cosiddetto “rebate”.
BUONE NOTIZIE PER L’ITALIA?
Monti mantiene in parte le promesse, strappando un accordo che prevede per l’Italia un saldo netto negativo inferiore di 500 milioni di euro, passando da 4,5 miliardi ai 4 di oggi. Nel nuovo bilancio anche 1,5 miliardi di euro destinati alle aree meno sviluppate dell’Unione, tra le quali compare il Mezzogiorno d’Italia. Soddisfazione può essere espressa anche per i fondi destinati alle politiche agricole comuni, nei quali la Penisola assieme alla Francia fa la parte del leone e per i quali è prevista una crescita di 1,25 miliardi di euro. Ma alcuni osservatori si aspettavano di più in Italia.
25 MILIARDI PER LA DISOCCUPAZIONE GIOVANILE
Van Rompuy ha finalmente illustrato la sua proposta per contrastare il grave fenomeno, attesa da tempo. Sul banco circa 6 miliardi di euro, ai quali potranno accedere i Paesi con una disoccupazione giovanile oltre il 25%, quindi anche l’Italia.