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Sul budget Ue Monti plaude ma l’Italia sbuffa

Prevale la linea dell’austerità a Bruxelles, dove si è approvato il bilancio comunitario pluriennale per il periodo 2014-2020.

Il budget, nella sua bozza finale, è venuto maggiormente incontro alle esigenze di Paesi come Gran Bretagna e Germania, fautori di un’Europa più “leggera” e meno dispendiosa, relegando a margine le richieste di Italia e Francia, che chiedevano un impegno concreto in direzione della crescita.

Nel dettaglio, il tetto complessivo di spesa – calato per la prima volta nella storia della Ue – è pari a 959 miliardi di euro per quanto riguarda gli impegni e di 908,4 miliardi per i pagamenti. Si tratta di 80 miliardi in meno rispetto alla proposta della Commissione europea, e ancor inferiore rispetto alla cosiddetta “prima bozza” Van Rompuy, ampiamente criticata.

Vittorie e sconfitte che la stampa europea non ha mancato di rilevare e che hanno scatenato, come prevedibile, le più diverse reazioni del mondo politico ed economico.


Monti e il Governo, bicchiere mezzo pieno

Non è una vittoria, quella del Presidente del Consiglio, battuto con Hollande sul fronte degli investimenti contro la crisi economica, ma non può definirsi nemmeno una sconfitta,

perché riesce a strappare per l’Italia un miglioramento della propria condizione generale di contribuente, ottenendo un risparmio di circa 700 milioni di euro. L’Italia è un contribuente netto dell’Unione, ossia versa più di quanto riceve indietro dall’Europa: per il prossimo settennato questa forbice sarà meno ampia a vantaggio della Penisola. Secondo le stime, il saldo per l’Italia sarà comunque negativo, ma di “soli” -3,8 miliardi, che corrispondono allo 0,23% del prodotto nazionale lordo. Un dato notevolmente inferiore (e migliore, dunque) se confrontato a quello del periodo 2007-2013, che era di -4,5 mld, pari allo 0,28% del Pil. Novità positive, a detta del premier, anche sul fronte delle politiche agricole, del sostegno alle aree meno sviluppate e dei fondi a disposizione per il contrasto della disoccupazione giovanile. Obiettivi, questi, che gli hanno permesso di incassare un commento positivo da parte di Confindustria. “L’Italia – ha illustrato Monti – ha ottenuto 1,5 miliardi per lo sviluppo rurale su una dotazione complessiva di 9,6 miliardi. Poi abbiamo incassato 2 miliardi per le politiche di coesione di cui 500 milioni per le aree rurali delle Regioni meno sviluppate. Più 400 milioni dal nuovo fondo per l’occupazione giovanile”.

Dopo la soddisfazione, il premier italiano ha poi criticato la formula stessa del bilancio settennale, che ha definito “lunghissimo, oltre i piani dell’Unione Sovietica” e non ha nascosto una punta di rammarico: “per la crescita si poteva fare di più – ha detto – ma abbiamo difeso le grandi rete di trasporto e i progetti Erasmus e Galileo”. Orgoglio è stato espresso anche dal Ministro per la coesione territoriale, Fabrizio Barca, che difendendo l’operato del Governo ha detto che quello ottenuto “è un risultato talmente forte che non c’è nemmeno bisogno di commentarlo”. In un contesto in cui “il resto d’Europa ha perso il 10% dei fondi – ha concluso – l’Italia aumenta dell’1%”.

Berlusconi e Tremonti “bacchettano” il Professore

Monti tra i vincitori del Consiglio Ue? Neanche a parlarne per l’ex premier Silvio Berlusconi, che incalza: “Non ha vinto, è riuscito a ridurre solo di 700 milioni quei sei miliardi in più che diamo all’Europa. Doveva ridurre di almeno il 50%”. E poi ancora, sull’endorsement della Merkel al presidente del Consiglio dimissionario, ha detto che è “chiaro che la Germania che ha tenuto il matrimonio Monti-Bersani, ha adottato Monti perché fa tutto ciò che la Germania chiede”. Non risparmia critiche al bilancio nemmeno l’ex ministro dell’Economia e delle Finanze, Giulio Tremonti, che in un’intervista a “Il Mattino” definisce l’accordo come “l’eclissi della crescita”, che segna la definitiva “evoluzione della parola stabilità in austerità”.

Eurogruppi: la delusione di Pd (Pittella) e Pdl (La Via)

Sostanziale convergenza nelle dichiarazioni degli eurogruppi italiani che, a conclusione del summit, sono per una volta d’accordo considerando un passo indietro il budget approvato. Un bilancio di questo tipo, dichiara il capogruppo della delegazione Pdl al Parlamento europeo di Strasburgo, Giovanni La Via, “non ci aiuta a uscire dalla crisi” e costituisce “una linea dei tagli radicali”. La Via ha aggiunto che “come più volte indicato dall’Europarlamento, la linea da seguire per uscire dalla crisi è l’aumento delle risorse destinate al bilancio europeo per far fronte alle nuove sfide politiche ed economiche”. “Il Bilancio Ue 2014-2020 – ha ricordato l’eurodeputato – “costituisce solo l’1% del Pil europeo e per oltre il 90% ritorna agli Stati membri con politiche d’investimento e sviluppo”.

Smorza gli entusiasmi Gianni Pittella (Pd), vice presidente vicario del Parlamento europeo, che dice di comprendere “la soddisfazione del governo italiano per aver ridotto i danni per le politiche agricole e i fondi strutturali, ma da un governo europeista mi sarei aspettato uno stimolo più forte nella trattativa che ha portato alla definizione di un bilancio striminzito e addirittura per la prima volta con un volume complessivo ridotto rispetto al periodo di programmazione precedente”. Per Pittella, “Il Parlamento europeo non potrà dare il suo assenso a questo accordo incurante della crisi sociale ed economica che attraversa l’Europa”.

“E’ una sconfitta per l’Europa intera – conclude il vice presidente vicario del Pe, invocando il definitivo abbandono degli egoismi nazionali. “Se non mettiamo a disposizione dell’Unione i mezzi necessari a realizzare gli obiettivi comuni – avverte – non ci possiamo meravigliare della sfiducia dei cittadini verso le istituzioni di Bruxelles”.

La voce del Parlamento europeo: il presidente Schultz

Affida alla diplomazia le proprie considerazioni, il presidente del Parlamento europeo, il tedesco Martin Schultz, che sebbene non abbia mai lesinato critiche a questo bilancio, per ora dichiara che “il Consiglio europeo ha riconosciuto il ruolo del Parlamento europeo e ha fatto un’offerta che deve essere negoziata. L’Europarlamento inizia ora le sue valutazioni e le sue discussioni”. Frasi che, a fronte dell’approvazione del bilancio da parte del Parlamento di Strasburgo, potrebbero sembrare “minacciose” e annunciare una diatriba lontana dall’essere conclusa.

D’Alema: per i riformisti europei è “un compromesso deludente”

Parla di esito “deludente”, Massimo D’Alema, poco prima della giornata conclusiva dell’incontro a Torino dei Progressisti Europei. “L’Europa – ha aggiunto – avrebbe bisogno di altro, di slancio, di investimenti, di innovazione, di ricerca. Siamo realisti, sappiamo anche capire la necessità di un compromesso, ma questo compromesso mi pare deludente”. Il presidente della Feps ha poi riservato una stoccata a Monti, incapace a suo dire di incidere appieno nel negoziato. “Mi rendo conto – ha concluso – che il peso che può avere Monti è un peso relativo. Sono la Merkel e Cameron, che hanno dato il segno a questo compromesso ed è un segno conservatore, regressivo, non di slancio verso la ripresa, l’economia e il lavoro”.


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