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Le cancellerie di Usa e Germania apprezzano davvero Grillo?

Dopo l’inchiesta del quotidiano La Stampa, che ha raccontato i particolari di un telegramma piuttosto lusinghiero nei confronti del Movimento 5 Stelle inviato dall’ex ambasciatore Usa in Italia, Ronald Spogli, ci ha pensato lo stesso Beppe Grillo, al termine della sua tappa bergamasca dello “Tsunami tour”, a svelare l’ultimo endorsement di peso per la sua lista.

L’apprezzamento – rivela nuovamente il giornale di Torino nella edizione odierna – arriverebbe niente meno che dagli “austeri” tedeschi che, stando al racconto del comico genovese, vedrebbero in lui un elemento di “speranza” per la società italiana.

“Non avrei voluto dire nulla – ha detto Grillo, ricordando l’incontro con il diplomatico americano – l’avevo promesso a Spogli, ma vedo che ne parlano e allora dico un’altra cosa: incontrai anche l’ambasciatore tedesco Steiner, e sa che mi confessò? Che ci consideravano l’unica speranza a chi è fuori, oggi in Italia”.

Parole che, se vere, costituirebbero davvero un attestato di stima per Grillo e per il Movimento 5 Stelle sul piano internazionale e sfaterebbero il mito che vorrebbe l’attuale premier Mario Monti come l’interlocutore più credibile per la locomotiva tedesca.

Dall’altro lato, invece, tali frasi sembrerebbero stonare con il programma di governo del comico genovese, che predica una politica europea tutt’altro che “germanofila”, soprattutto sul fronte della moneta unica e dell’austerità.

Differenze che Grillo ha usato dal palco di Bergamo per attaccare il presidente del Consiglio Monti, reo a suo dire di essere un “povero burocrate”.

“Questo Monti mi dà del tu – ha rilevato infiammando la folla – dice che ridurrò l’Italia come la Grecia… Ma vi rendete conto?!? Sono quelli come lui che hanno ridotto la Grecia così. E’ un povero burocrate rimasto agli Anni Settanta, anche nella comunicazione, quello spot penoso… mi è venuta la lacrima… e il cane, la cagnetta… E’ salito in politica con Fini e Casini”. E giù risate dal pubblico.

Ma nel profondo nord, nel cuore del potere leghista e del Pdl, Grillo non poteva farsi sfuggire anche una stoccata sugli ultimi scandali che hanno coinvolto Eni e Finmeccanica, casi emblematici di quella corruzione italiana che pesa come un macigno in Europa e nell’opinione di stati come la Germania.

“Che devo dire, Finmeccanica, l’azienda italiana più grande, 70 mila dipendenti, e Orsi chi l’aveva messo? Maroni, ma non dico che è colpa di Maroni, è un sistema. E Scaroni? L’ha messo Berlusconi. Oppure le regioni, cosa fanno? Al 70% ospedali e sanità, piazzano primari amici loro, come Formigoni, e si spolpano tutto”.

Troppo poco, si dirà per parlare di feeling con la Germania, ma ecco l’ammiccamento alla tradizionale “precisione” tedesca, un messaggio che da solo vale più di mille dispacci d’ambasciata.

“Ha dato le dimissioni il Papa, cazzo, e questi sono ancora qua. Io non voglio pensare che c’entrino le tangenti dello Ior nella vicenda Antonveneta, penso che quello è un tedesco, una persona seria, e s’è accorto della crisi drammatica della Chiesa, anche di vocazioni”.

L’assist è servito e chissà cosa ne pensa la Merkel. Preferirà ancora l’amico Mario Monti?

 

 

 


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