Condizioni meno rigide nell’Eurozona per i Paesi in difficoltà? Un malinteso secondo Simon O’Connor, portavoce del commissario europeo per gli affari economici e monetari Olli Rehn.
Secondo O’Connor, nella sua lettera inviata ai ministri finanziari dell’eurozona e in copia al governatore della Bce Mario Draghi, parlando di interpretazione del patto di stabilità e di prevedere condizioni di bilancio meno rigide in caso di peggioramento della crisi economica “non c’è nulla di nuovo” e Rehn “stava semplicemente reiterando una posizione consueta”.
La reazione del Pd
Una presa di posizione che deluderà il responsabile economico del Pd, Stefano Fassina, che a seguito della notizia, in un’intervista all’agenzia Radiocor ha dichiarato che si trattava di un’apertura che il Pd sollecitava “da anni”.
Allo stesso momento però Fassina conferma quanto detto da Rehn, affermando che egli “ ha reso esplicita un’apertura già avvenuta: ha trascritto un comportamento già attuato, in modo magari meno visibile, nei confronti di diversi Paesi”, tra i quali – come ricordato dallo stesso commissario europeo nella missiva – Spagna, Portogallo e Grecia.
Le parole di Brunetta (Pdl)
Meno diplomatico Renato Brunetta, che definisce il commissario europeo Olli Rehn “scandaloso” per il presunto dietro-front che secondo l’esponente del Pdl sarebbe “il de profundis della politica economica adottata dall’Europa a trazione tedesca”.
“Le istituzioni europee – ha aggiunto Brunetta – sono in chiara confusione mentale: prima ci obbligano a sangue, sudore e lacrime, poi vedono i risultati di queste misure (la recessione) e si ricredono. Probabilmente, se ci si fosse fermati a riflettere sulla genesi della crisi appena questa si è manifestata, se ne sarebbero comprese le cause e la ‘cura’ sarebbe stata appropriata ed efficace”.
“Forse – conclude polemicamente l’ex ministro – sarebbe il caso che José Manuel Barroso e compagni prendessero in considerazione l’idea di dimettersi per manifesta incapacità”.
L’opinione di Gozi (Pd)
Trova responsabilità nell’operato dei recenti governi il capogruppo Pd in Commissione per le politiche europee, Sandro Gozi, ritenendo che l’Italia “doveva opporsi all’accordo sul Bilancio dell’Unione Europea che è semplicemente inaccettabile”.
“Ora – aggiunge Gozi – non ci resta che sperare e sostenere il Parlamento europeo nei prossimi negoziati affinché ne ottenga una revisione. Non è cosi che porteremo l’Europa fuori dalla crisi, che ridaremo a imprenditori, cittadini, mercati la speranza di una ripresa economica. Abbiamo tutti bisogno di più Europa ma l’Europa ha bisogno di una testa democratica che decida per il bene degli europei”.
Il giudizio del ministro Moavero
Ma ad essere delusi sono anche esponenti del governo come il ministro delle Politiche Ue, Enzo Moavero Milanesi, che non nasconde tutto il suo disappunto e fa un piccolo mea culpa.
“Siamo delusi come europeisti e non è certamente contento il Governo che ha sostenuto la posizione della Commissione europea per un incremento del bilancio”.
Ora la palla passa al Parlamento europeo dove, secondo il ministro, dove il negoziato sarà incentrato sulla differenza tra impegni (960 miliardi) e pagamenti (908,4 miliardi).
“Credo – ha concluso – che noi siamo andati abbastanza ben preparati sulla meticolosità delle cifre. Questo ci ha permesso di formulare richieste precise nel negoziato e i 3,5 miliardi in più” che l’Italia ha ottenuto “sono figli di questo. Forse, si poteva fare meglio, noi non siamo stati in grado”.