Per il Gruppo dei 20 non è in corso una guerra delle valute, ma mette nero su bianco, nel documento finale del summit di Mosca – che ha riunito i rispettivi ministri delle Finanze e i governatori delle banche centrali – la promessa di “astenersi da svalutazioni competitive”. Le dichiarazioni si rincorrono.
Le opinioni di Lagarde, Visco e Grilli
Per la numero uno del Fondo monetario internazionale, Christine Lagarde, “le persone hanno parlato dei loro timori sulle valute. La buona notizia è che il G20 ha risposto con la cooperazione piuttosto che con il conflitto”. Ignazio Visco, governatore della Banca d’Italia, parlando con la stampa italiana, spiega: “Si è concordato che non c’e currency war”. Per poi precisare: “Meno se ne parla meglio è”. Non “guerra valutaria” ma “cambiamenti di impostazione macroeconomica nazionale che fanno parte di nuovi percorsi di stabilizzazione delle diverse economie”: così il ministro delle Finanze Vittorio Grilli.
È dunque chiaro che va sedato quel “chiacchiericcio”, come già lo aveva definito il governatore della Bce Mario Draghi nella conferenza stampa di venerdì. “Era abbastanza chiaro ieri che tutti intorno al tavolo volevano evitare qualsiasi tipo di controversie di valuta”, ha riassunto il capo del Tesoro canadese Jim Flaherty.
A casa di Putin
Buttare acqua sul fuoco, insomma. E coincidenza vuole che il summit G20 si sia tenuto proprio nel Maneggio degli zar, già ricostruito a tempo di record dopo il ben noto incendio che nel 2004 segnò la seconda rielezione di Vladimir Putin al Cremlino, che ha fatto gli onori di casa nella fortezza. “Siamo tutti d’accordo sul fatto che ci rifiutiamo di entrare in qualsiasi guerra delle valute”, ha poi aggiunto il Ministro delle Finanze francese Pierre Moscovici. Ma nessun riferimento diretto al Giappone per le aggressive politiche monetarie e fiscali che hanno visto la svalutazione dello yen del 20 per cento.
Riforme, subito
Oltre al tema dei cambi, si rincorrono gli appelli alla “rapida attuazione” delle riforme, alle regole di Basilea 3 che prevedono requisiti patrimoniali più stringenti per le banche. Germania, Francia e Regno Unito spingono per un “piano d’azione” per la revisione degli standard internazionali che “permettono” alle multinazionali “troppo spesso” di “fuggire alle tasse”: i tre hanno invitato il G20 a colmare le lacune del sistema fiscale internazionale per migliorare gli standard di tassazione delle grandi compagnie.
Il problema della crescita
Sempre in base al Gruppo dei 20 la crescita mondiale resta troppo debole, con il tasso di disoccupazione in molti Paesi inaccettabilmente alto e rimangono rischi significativi. “Con le importanti misure politiche in Europa, Stati Uniti, il Giappone, e la sostenibilità dell’economia cinese, i principali rischi per l’economia mondiale sono diminuiti, e le condizioni dei mercati finanziari sono migliorate”. Tuttavia “la crescita economica globale resta troppo debole, e il tasso di disoccupazione in molti paesi è inaccettabilmente alto”, dice il comunicato finale.
Qualche spiraglio però viene lasciato da Visco, che alla stampa italiana dice: “I risultati in Europa non sono dei più favorevoli, ma la situazione è più distesa sul piano finanziario. Ci sono miglioramenti”. Per poi aggiungere: “Nella seconda meta del 2013 ci sono condizioni per un recupero” nell’Eurozona.
L’impegno sulla strategia di bilancio sul medio termine
Il G20 si è impegnato anche per una credibile strategia di bilancio sul medio termine, ma ha evitato di fissare obiettivi specifici, poiché la maggior parte delle delegazioni sente la ripresa economica ancora troppo fragile. Gli Usa sostengono di essere sulla buona strada per raggiungere il loro impegno di Toronto, ma sostengono che il ritmo di futuro risanamento dei conti pubblici non deve spegnere la domanda. Mentre la Germania spinge per obiettivi più vincolanti sul debito. Di fatto il G20 ha fatto molto per fermare il crollo dei mercati dal 2009, ma evidentemente resta ancora molto da fare.