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La mappa dei sequestri di carne equina in Italia ed Europa

Lo scandalo sulla carne equina ha varcato anche le frontiere italiane, con un nuovo caso di presenza di carne equina non dichiarata in etichetta. Questa mattina l’Istituto zooprofilattico sperimentale della Lombardia e dell’Emilia Romagna ha comunicato il riscontro di positività per carni equine, non dichiarate in etichetta, in un campione di lasagne surgelate prelevate dal Nas di Brescia, in applicazione del monitoraggio disposto dal Ministero della Salute, in un supermercato della città.

La società Primia

Il Dna equino è stato rinvenuto nelle “Lasagne alla bolognese” prodotte e confezionate dalla ditta Primia di San Giovanni in Persiceto (Bo). La Primia ha utilizzato carne macinata della ditta di import/export Dia di Calcinato (BS), ricavata a sua volta da carne fornita da due ditte della provincia di Brescia, presso le quali sono in corso ulteriori accertamenti.

Le indagini condotte dai Nas di Bologna e Brescia hanno consentito il ritiro immediato dal commercio delle lasagne in questione e il sequestro cautelativo sanitario di circa 6 tonnellate di macinato e carne dichiarati come carne bovina e di 2.400 confezioni di “Lasagne alla bolognese” (appartenenti ad altri lotti di produzione) che ora saranno esaminate dagli Istituti zooprofilattici sperimentali.

Nessuna traccia di dna equino nei prodotti Nestlè

Se nella bufera finisce la società Primia, oggi Nestlè può tirare un sospiro di sollievo.”Non è stata rilevata traccia di Dna equino nella carne bovina macinata cotta e surgelata della Nestlé sequestrata il 21 febbraio scorso dai Nas”, riferisce il ministero della Salute.

“Le analisi dell’Istituto zooprofilattico sperimentale di Torino su tutti i campioni di carne prelevati allo stabilimento Safim di None (To) – prosegue il ministero – hanno dato esito negativo. I risultati sono stati notificati ufficialmente questa mattina e di conseguenza verrà disposto il dissequestro della carne”.

La proposta di etichettatura obbligatoria di Hollande

Il presidente francese François Hollande, arrivato all’alba al Parco delle Esposizioni a Parigi per inaugurare il 50esimo Salone dell’Agricoltura, ha chiesto una “etichettatura obbligatoria” sulle carni presenti nei piatti pronti, in risposta allo scandalo della carne di cavallo che ha coinvolto anche alcune aziende francesi.

“Da oggi in poi, sosterrò con i ministri dell’Agricoltura e i ministri competenti tutte le iniziative prese per i processi volontari di etichettamento”, ha anticipato Hollande, che terrà una conferenza stampa più tardi. Si tratta, ha specificato, di fare in modo che “i consumatori siano informati sulla provenienza dei prodotti che consumano, in particolare sulla carne”.

Findus e Carrefour e Intermarché

I giganti della distribuzione in Francia, Carrefour e Intermarché, ma anche Findus Francia, si sono impegnati a utilizzare solo carne francese nei piatti pronti distribuiti nel mercato interno. Il gruppo agroalimentare svedese Findus è stato toccato direttamente dallo scandalo tramite il suo fornitore francese Comigel.

Le carcasse contaminate provenienti dalla Gran Bretagna

Tre su sei carcasse di cavallo spedite dal Regno Unito verso la Francia, e che contenevano tracce di fenilbutazone, sono state vendute sul mercato della carne e sono “probabilmente” entrate nella catena alimentare: lo ha reso noto il ministero dell’Agricoltura francese.
L’avvertimento britannico è stato lanciato troppo tardi e queste carcasse, arrivate a gennaio, “sono state trasformate”, ha indicato un portavoce del ministero a France Presse. Questi prodotti potevano essere ritirati dal mercato, ma alcuni di essi erano già stati consumati, ha aggiunto la fonte, sottolineando che il “rischio” è “minore” per la salute.

Niente sprechi. Il messaggio della Germania

Ma, tra le polemiche, la Germania pensa già alle conseguenze dei sequestri delle carni. Il ministro tedesco per lo Sviluppo, Dirk Niebel, ha proposto di evitare gli sprechi e redistribuire ai poveri i prodotti che contengono carne di cavallo, e non solo bovino come indicato dall’etichetta, ritirati dalla vendita.

E’ la prima volta che un ministro tedesco si esprime in questo modo e segue di poco l’esempio di un deputato conservatore tedesco, Hartwig Fischer, che, per convincere i più bisognosi, si è fatto fotografare sul popolare tabloid mentre mangiava le lasagne dello scandalo. “E’ buono. Non sento la differenza con le altre lasagne”, ha spiegato alla Bild.

Per la ministra degli Affari sociali tedesca, Ursula von der Leyen, si tratta di un dibattito “assurdo”: “Che siano ricchi o poveri, chiunque vuole sapere cosa mangia. Ciò deve essere senza difetti”, ha affermato.

 

 



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