Eleggere il Papa è un “diritto-dovere” per i cardinali con meno di ottant’ anni, ma, con il ‘motu proprio’ di Benedetto XVI pubblicato oggi, non cambiano le eccezioni alla partecipazione delle congregazioni generali e del successivo Conclave già stabilite dalla costituzione apostolica di Giovanni Paolo II ‘Universi Dominici Gregis’.
All’articolo 40, infatti – non modificato dalla ‘Normas nonnullas’ di Benedetto XVI – si prevede che “se, per caso, qualche Cardinale avente diritto al voto rifiutasse di entrare nella Città del Vaticano per attendere ai lavori dell’elezione o in seguito, dopo che essa è cominciata, si rifiutasse di rimanere per adempiere al suo ufficio, senza manifesta ragione di malattia riconosciuta con giuramento dai medici e comprovata dalla maggior parte degli elettori, gli altri procederanno liberamente alle operazioni dell’elezione, senza attenderlo, né riammetterlo nuovamente. Se, invece, un qualche Cardinale elettore è costretto ad uscire dalla Città del Vaticano per sopraggiunta infermità, si può procedere all’elezione anche senza chiedere il suo voto; ma se egli vuole rientrare nella suddetta sede dell’elezione, dopo la guarigione o anche prima, deve esservi riammesso. Inoltre, se qualche Cardinale elettore esce dalla Città del Vaticano per qualche ragione grave, riconosciuta dalla maggioranza degli elettori, può ritornarvi, per riprendere parte all’elezione”.
Di conseguenza, se un cardinale – come lo scozzese Keith O’Brien – decide di non partecipare “senza manifesta ragione di malattia” non può, qualora cambiasse idea, essere riammesso. “Se un cardinale all’inizio si è autoescluso, non ha poi diritto di entrare”, ha spiegato in un briefing mons. Pierluigi Celata, vice-camerlengo. “Se invece sta male, poi sta meglio e viene a Roma e ‘bussa’ al conclave, può entrare”.
Conclave, non cambiano le regole su esclusione cardinali
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