Dagli esordi con il suo blog fino all’esito delle politiche 2013 non ci sono stati dubbi: il successo di Grillo si è giocato in Rete, complice una particolare allergia ai mezzi di comunicazione tradizionali. Senza contare che il Movimento 5 Stelle può essere annoverato tra i nativi digitali. Qualche osservatore oggi però fa notare che dalla sua nascita ad oggi il blog di Grillo non ha subìto considerevoli modifiche, almeno per quello che ci si sarebbe aspettati da uno che viene considerato un profondo conoscitore della Rete.
Una Rete snaturata
A mettere in risalto la strategia centripeta e partigiana del movimento di Grillo è stata Serena Danna sul Corriere della Sera di oggi: “Invece di aprirsi alle diversità e al confronto – caratteristiche imprescindibili del web sociale – il Movimento 5 Stelle si è chiuso a doppia mandata nell’universo del leader. Lungi dall’essere centrifuga e trasparente, come la stessa Rete è, la strategia di Grillo secondo questa analisi sarebbe basata su un centro che diffonde i messaggi senza rispondere a critiche e commenti. Un po’ come Facebook e Google – commenta la giornalista del Corriere – che fanno in modo che tutta l’attività dell’utente si svolga dentro il loro perimetro. Un esempio evidente sta nel fatto che Grillo su Facebook pur avendo più di un milione di follower segue quasi esclusivamente esponenti del Movimento 5 stelle. Insomma “un approccio a ‘bassa tecnologia’ del movimento – commenta Danna – esploso lunedì durante la prima assemblea romana quando – dopo un’ora – è caduta la connessione della diretta video, si ritrova nella scelta degli strumenti: da Meetup alla piattaforma per raccogliere voti e proposte, in fase di perenne sperimentazione. La prima app ufficiale è stata lanciata agli inizi di febbraio e, puntando su giochi tipo ‘la classifica del migliore attivista’, rischia di essere più uno strumento di marketing virale che un tool per organizzare il lavoro. Alle Parlamentarie indette per selezionare i candidati del Movimento hanno partecipato 20 mila utenti. Meno degli abitanti di Pompei”. Qualche merito alla Rete resta: “Certo, Internet ha rappresentato un potente mezzo per organizzare gli attivisti e Casaleggio è, al momento, l’unico ideologo da cui aspettarsi sorprese sul versante della tecnologia e dell’innovazione. Ma non si può prescindere dalla sue caratteristiche: “Come insegna l’esperienza di Barack Obama, usare la Rete significa innanzitutto rispettare la sua natura: aperta, fluida, trasparente. L’opposto di quanto accade oggi in casa 5 Stelle”, aggiunge la giornalista.
Il movimento dei dilettanti
Per ritornare alla vera natura della Rete occorre innanzitutto sfatare alcuni falsi miti. In questo viene in aiuto Evgeny Morozov, il giovane politologo, blogger e ricercatore all’Università di Stanford intervistato per Repubblica da Raffaella Menichini: “Ci sono tutta una serie di miti su come funzionano le piattaforme online. Progetti come Wikipedia, Google e Facebook ci hanno insegnato – e anche condizionato – a pensare che funzionano in modo oggettivo, neutrale e del tutto evidente”, commenta Morozov spiegando cosa accade nella realtà: “Abbiamo una serie di caratteristiche di progetti che pensiamo rappresentino ‘la Ret’ e poi trasferiamo queste caratteristiche dentro la Rete stessa in modo che qualsiasi progetto scaturisca dalla Rete ci sembra avere le stesse caratteristiche”. Alla luce di ciò “Non mi sorprende che il 5Stelle affermi di essere totalmente orizzontale, trasparente e basato sulla Rete nel momento in cui applica alcune di queste caratteristiche”, aggiunge il blogger. E per Morozon quello di Grillo è tutt’altro che un “movimento digitale” : “La Rete, nella loro retorica, gioca solo un ruolo di grande legittimatore del loro dilettantismo e della loro attitudine profondamente anti-politica. Dicono di manifestare ciò che un partito politico dovrebbe essere nell'”era della Rete” e ciò mi insospettisce molto perché non penso che il funzionamento dei partiti si possa spiegare solo in termini di costi della comunicazione”. Se qualcuno provasse per un attimo a dimenticare la “rivoluzione digitale” e si cimentasse esclusivamente sugli argomenti del Movimento 5 Stelle secondo il politologo russo “queste argomentazioni non reggerebbero un’ora di seria discussione in un rigoroso seminario di Scienze Politiche di base. L’unico motivo per cui passano per seri è perché sono ammantati della retorica emancipatoria del sublime digitale.
Parlare a nuora perché suocera intenda
Ad avere qualche esitazione nei confronti del passaggio di Grillo dalla protesta alla gestione della sua rappresentanza parlamentare, è Umberto Eco. Intervistato su Repubblica da Stefano Bartezzachi, Eco però nutre una certa speranza nei confronti dei grillini nonostante ammetta di non sapere ancora esattamente chi siano e cosa esattamente pensino sul come gestire la cosa pubblica. Quanto alla strategia che consente a Grillo di essere sempre in tv senza mai andarci Eco ricorda di aver detto in passato che “la chiave del successo è non apparire mai in televisione”: “ Io non sono presente né su Facebook né su Twitter eppure vedo che qualsiasi cosa scriva viene ripreso su vari siti, e non posso fare un intervento nel più remoto seminario universitario che subito vado su YouTube”.
Vuoi vedere che il successo di Grillo in realtà risieda proprio in questo?
Per adesso a Grillo giungono i complimenti di Eco per aver capito questo principio fondamentale: “La comunicazione non è più diretta ma va come una palla di biliardo, ovvero si parla a nuora perché suocera intenda (o viceversa)”.