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Il Guardian stronca i guru del web Grillo e Casaleggio

Beppe Grillo non è un pioniere dei social media. Il suo blog trasmette il suo messaggio, ma il punto chiave è che l’Italia è stanca della sua classe dirigente”.
A dare questa lettura del successo del Movimento 5 stelle è il quotidiano inglese The Guardian, che critica l’uso della Rete di Grillo e Casaleggio, ma anche la vecchia classe politica.

Un successo che c’entra poco con la Rete
Quando Grillo è emerso come il vincitore a sorpresa delle elezioni italiane, le ragioni sembravano cristalline: è stato grazie al web. O almeno così i commentatori vorrebbero far credere, a detta del Guardian.
È inutile negare che Internet sia oggi un potente strumento che permette agli attivisti di diffondere il loro messaggio. In questo momento, Casaleggio è l’unico ideologo che è stato in grado di portare con successo questo metodo in Italia. Ma quando si esaminano le ragioni della vittoria di Grillo, questa spiegazione da sola non può bastare. Le vere ragioni sono sociali, non digitali: la società italiana è risentita e stanca della sua classe dirigente.
La retorica anti-elitaria del movimento – sostiene il quotidiano inglese – fornisce la vera spiegazione della scossa che ha causato l’improvviso successo di Grillo.
Ognuno può sentirsi in sintonia con quel messaggio, dall’imprenditore del web che non può accedere a finanziamenti per l’avvio di start-up all’analfabeta digitale che cerca lavoro.

Un vecchio modo di usare il web
Il successo online di Beppe Grillo non è così all’avanguardia come si vorrebbe far credere, ma ha origine da due vecchi strumenti di Internet: il blog e la piattaforma Meet Up.
Lungi dal promuovere dibattiti utili su tutta la linea e dal rappresentare una forza centrifuga e trasparente, la strategia online del M5s è sorprendentemente partigiana secondo il quotidiano inglese.
Il suo team trasmette il suo messaggio senza rispondere alle critiche e commenti. Gianroberto Casaleggio – co-fondatore e curatore dell’immagine del movimento – ha lanciato il sito di social news Tze Tze, che consente ai lettori di selezionare i migliori articoli e svolgere pertanto un ruolo nella gerarchia di notiziabilità.
Si potrebbe vedere questo come un tentativo di plasmare il web a immagine del M5s.

Il problema della democrazia interna
Invece di aprirsi al dibattito e ai controlli come il resto delle realtà digitali – rimarca il Guardian – il M5s si è bloccato nella “weltanschauung”, nell’ideologia del leader.
Il progetto di Grillo ricorda il sistema di navigazione a senso unico di Google e Facebook. Grillo ha più di un milione di follower su Twitter, ma segue esclusivamente i rappresentanti del movimento che, a sua volta, utilizzano il mezzo per comunicare il loro messaggio unidirezionalmente, utilizzando un tono di divisione da “noi contro loro”.
Le loro dottrine politiche sono racchiuse in slogan come “Fate le valigie!” (riferito ai parlamentari), “Ammettete la sconfitta!”, “Vaffanculo!”, e “Uno vale uno”.

La lezione americana che il M5s non ha imparato
Se le campagne di Barack Obama hanno insegnato qualcosa – ricorda il Guardian – è che un uso efficace del web avviene rispettando la sua natura aperta, fluida e trasparente.
L’interazione diretta con il pubblico è stata al centro della strategia di comunicazione del suo team durante la campagna. L’aspetto geniale della campagna è stato quello di dare a ogni individuo l’illusione di essere una parte cruciale dell’evento, grazie anche a una corretta applicazione di tecniche di data mining.
L’esatto contrario – conclude criticamente il quotidiano inglese – di quello che sta facendo il team del Movimento 5 stelle.



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