Il successo del Movimento 5 stelle di Beppe Grillo e la contestuale caduta dei partiti tradizionali nelle scorse elezioni hanno sorpreso diversi osservatori e commentatori internazionali, ma prima di tutto la stessa classe dirigente italiana, miope davanti all’onda del cambiamento.
Parola di Brookings Institution, eletto da poco miglior think tank mondiale, che promuove il “modello 5 stelle”, analizza punti di forza e lati oscuri del movimento e individua un grande sconfitto nel sistema politico italiano: il Partito Democratico di Pierluigi Bersani.
IL GRANDE ERRORE DEL PD: SOTTOVALUTARE GRILLO
La classe dirigente italiana nel suo complesso aveva ignorato Grillo, raffigurandolo spesso come un populista, demagogo, una figura politica furiosa e pericolosa, senza dargli alcuna credibilità.
Per il think tank americano, quello che era solo un comico, negli ultimi anni ha trasformato efficacemente se stesso in un imprenditore politico abile a “manipolare” i media (un’analisi rigettata dal Guardian, dal presidente esecutivo di Telecom Italia, Franco Bernabè e da altri commentatori).
Il rifiuto di colloquiare con Grillo a un livello paritario si è tradotto per Brookings nell’incapacità di comprendere i problemi che il suo movimento ha sempre posto, come la moralizzazione della vita politica ed economica e il primato della politica nei confronti dell’economia.
Tuttavia, invece di riconoscere i temi su cui la convergenza sarebbe stata auspicabile nell’interesse di riforme reali, il Partito Democratico ha spesso demonizzato Grillo, non distinguendo la sua persona dal movimento e dalle sue campagne.
Gli analisti dell’istituto di Washington ritengono che la strategia di ignorare l’ondata di malcontento, anche quando è stata accompagnata da proposte pragmatiche per affrontare con il governo della cosa pubblica, abbia fallito e il Partito Democratico sia ancora una volta nella condizione di dover fare un difficile esame di coscienza.
LA LEZIONE DEL MOVIMENTO AI PARTITI TRADIZIONALI
Votando per Grillo un quarto degli elettori ha scelto un approccio diverso, in cui la comunicazione è semplice, in cui sono avanzate proposte chiare, ci sono idee nuove e dove i cittadini sono incoraggiati, seppure in fase ancora embrionale, a far parte di qualche nuova forma di democrazia diretta.
Il M5s propone, secondo Brookings, una rinascita della coscienza e la volontà di impegnarsi in attività politiche a tutti i livelli.
E, pertanto, dovrebbe essere fonte d’ispirazione per i partiti politici tradizionali, dato il suo stile di comunicazione efficace, l’uso innovativo e veramente interattivo dei social media, il modo in cui seleziona il personale politico dalla società civile, e le problematiche a cui sceglie di dare la priorità, provenienti da esigenze locali che interessano direttamente la vita civile e pubblica. Un fenomeno che ha incuriosito persino il tempio della finanza Wall Street, la banca d’affari Merrill Lynch e il magnate di origine ungherese George Soros.
In Italia i partiti tradizionali dovrebbero abbracciare la vitalità del M5s, il accettando e promuovendo l’idea e la pratica di cittadini normali che esprimono il loro dissenso e utilizzano proteste e pressioni per incoraggiare il cambiamento all’interno del sistema dei partiti.
IL LATO OSCURO DEL GRILLISMO
Naturalmente – rileva il think tank americano – non bisogna lasciarsi ingannare e dimenticare che avere un leader non eletto di un movimento il cui Non-statuto è stato scritto da solo due persone e mai messo ai voti non è una situazione ideale. Eppure, anche se il logo del M5s è di proprietà di Grillo e non del movimento stesso, non bisogna confondere il fondatore con i suoi membri.
Il M5s ha le sue contraddizioni, molte delle quali ancora da scoprire e da portare alla ribalta.
LA SFIDA DEGLI ELETTI: LIBERARSI DEL GURU
Ora i “cittadini-deputati” del M5s saranno divisi tra due obiettivi opposti, il desiderio di realizzare alcune delle questioni più urgenti nell’ambito della loro piattaforma, e il loro obiettivo di agire come un cane da guardia, nato per denunciare gli errori e la corruzione delle élite politiche esistenti.
La tensione tra questi due obiettivi – conclude Brookings – metterà alla prova il carattere veramente democratico del movimento, e l’autonomia dei suoi rappresentanti eletti nei confronti del loro leader non-eletto, Beppe Grillo.