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I piani di Gallegati, l’alfiere della Grillonomics, per una tassa sui ricconi

Mauro Gallegati, professore di macroeconomia all’Università politecnica delle Marche, è uno dei dei quattro economisti che hanno partecipato allo sviluppo del programma economico del Movimento 5 stelle, nonché uno dei suoi personaggi più in vista.

Nato a Macerata nel 1958, vive ad Ancona. Allievo di Giorgio Fuà, è stato visiting professor all’Università di Cambridge, alla Stanford University, al Mit, alla Columbia University, alla Brookings Institution e in numerose altre università.

Tra le collaborazioni scientifiche, ha pubblicato articoli con Jean-Paul Fitoussi, Steve Keen, Paul Ormerod, Bruce Greenwald, Domenico Delli Gatti e altri. Collabora con il premio Nobel per l’economia Joseph Stiglitz, con il quale, dal 1990, ha pubblicato svariati saggi ed articoli.

Un programma ambizioso, irrealizzabile per alcuni, che ha indotto il quotidiano francese Les Echos a intervistarlo per saperne di più.

LE DIVISIONI DEL M5S SULL’EURO
In realtà – dice Gallegati – il movimento è ancora diviso sulla questione dell’euro. Ci sono un sacco di sostenitori che sono a favore di un’uscita dalla moneta unica. Personalmente, io sono contrario, perché penso che il costo di quest’operazione sarebbe proibitivo per la classe media italiana“.

Gallegati vede invece di buon occhio un’unione politica e monetaria con una banca centrale sul modello statunitense.

Altri punti separano diversi rami della società, compresi alcuni militanti da Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio, in particolare sulla riduzione a 30 ore settimanali dell’orario di lavoro e sul rapporto con i sindacati.

IL REDDITO DI CITTADINANZA: SOGNO O REALTÀ?
Una delle proposte più forti del programma del movimento è l’istituzione del cosiddetto “reddito di cittadinanza”, un sussidio mensile che andrebbe ad arricchire gli strumenti che compongono il welfare italiano.

La nostra proposta – dichiara Gallegati a Les Echos – è la creazione di reddito di cittadinanza che vada dagli 800 ai 1.000 euro per tre anni per tutti coloro che hanno perso il lavoro e si trovano in una situazione precaria. Sarebbe più corretto parlare di “reddito minimo”.

Secondo le nostre stime, costerebbe circa 20-25 miliardi di euro l’anno. Lo Stato spende già 15 miliardi all’anno per finanziare la cassa integrazione. Quindi è sufficiente reperire 5-10 miliardi di euro mediante la restituzione del rimborso del finanziamento pubblico dei partiti politici, l’abolizione degli aiuti pubblici alla stampa e la riduzione della spesa militare, rinunciando, per esempio, all’acquisto degli aerei da combattimento F-35“.

IL RUOLO DELLE TEORIE DI STIGLITZ
Conferme e smentite hanno accompagnato il presunto contributo del premio Nobel Joseph Stiglitz alla redazione del programma di Grillo. Un ruolo che Gallegati, suo collaboratore, descrive come “una preziosa fonte di ispirazione”.

Ho proposto alla Rete e a Grillo – rimarca l’economista – una tassa sui super-ricchi (un prelievo supplementare del 5 per 1.000) che potrebbe essere imposto a chi in Italia possiede patrimoni superiori ai 10 milioni di euro. Questo potrebbe portare tra i 30 e 50 miliardi di euro di gettito e colpirebbe solo l’1% dei contribuenti. Ovviamente, la sua applicazione è più problematica in Italia, a causa del grande spazio occupato dall’economia sommersa. Proprio tale misura trae ispirazione dal recente lavoro di Stiglitz: Il prezzo della disuguaglianza“.

LE ALTRE PROPOSTE DEL PROGRAMMA
Tra gli altri punti auspicati da Gallegati l’abolizione dell’Imu e l’abolizione (transitoria) dell’uso del contante. L’economista marchigiano sostiene inoltre la necessità di limitare il potere del monopolio globale costituito dal sistema bancario mondiale.

Sul fronte del mercato del lavoro, considera prioritaria la lotta al precariato, una riforma fiscale per l’emersione del nero e una vera e propria rivoluzione nelle relazioni in azienda, con la partecipazione dei dipendenti alla governance d’impresa e ai profitti, che supererebbe l’attuale sistema di rappresentanza basato sulla mediazione sindacale.



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