L’apertura fortemente negativa delle borse di oggi comunica meglio di qualunque altro dato il disagio crescente degli investitori a seguito della crisi cipriota.
Un’escalation che in poche ore ha portato a un piano di aiuti e a un prelievo forzoso disposto dall’Unione europea su tutti i conti correnti dell’isola e alla chiusura di sportelli e bancomat per il timore di una fuga di capitali.
Impossibile non prevedere reazioni a catena, simili a quelle ipotizzate dal premio Nobel americano Paul Krugman, che coinvolgessero anche i risparmiatori di Paesi in difficoltà come Spagna e Italia, dove continuano a prevalere i timori e l’incertezza.
Una crisi, quella di Cipro, che per dimensioni e peso specifico dell’economia isolana poteva essere trattata da Bruxelles in modo ben diverso, senza soluzioni così drastiche da diffondere ulteriore instabilità nei mercati finanziari, secondo molti osservatori
Ed è un sentimento di condanna nei confronti dell’Europa quello che prevale nettamente nelle opinioni di stampa e mondo economico.
L’ACCUSA DI SAPELLI AI “TRADITORI” DELL’EUROPA
Dura l’opinione di Giulio Sapelli, economista dell’Università di Milano, che non ha dubbi sui leader europei: “Sono completamente pazzi”, dice, paventando il rischio del panico bancario.
“Vedo una mutazione di orientamento dell’Unione europea e della sua commissione, una mutazione antropologica negativa che si distacca sempre di più dalla storia d’Europa”, spiega, sottolineando il valore strategico e geopolitico di Cipro.
“C’è un principio costitutivo dell’Europa che queste misure mettono in discussione, la libera circolazione dei capitali. L’aveva fatto Amato in Italia, però si sa che l’Italia non è una nazione, ma un’entità geografica e ci eravamo passati sopra. Ma ora che siamo in Europa, fare una cosa di questo tipo può generare panico bancario in tutta l’Ue. Questi sono pazzi”.
“Non si costruisce l’Europa così: Cipro è un’isola devastata, ma ha dato personaggi come l’arcivescovo Makarios, persona che ha illuminato non solo la chiesa ortodossa ma tutta l’Europa. Fare cose simili vuol dire calpestare l’Europa”.
LE REAZIONI NEGATIVE DEL MONDO ECONOMICO (E DEL CREMLINO)
Intanto si susseguono i commenti e le reazioni da parte di quotidiani economici come il Wall Street Journal, che definisce quanto accaduto a Cipro “il passaggio del Rubicone” per l’Eurozona e di economisti come Gustavo Piga, che rincara la dose sostenendo che piuttosto che generare il panico, “sarebbe costato una scodella di lenticchie” all’Unione aiutare i ciprioti in difficoltà.
Ha commentato l’argomento anche il fondatore di Breaking Views, Hugo Dixon, che ha definito il prelievo forzoso “una sorta di rapina legalizzata”.
Non ha mancato di marcare il proprio scetticismo anche la Russia, direttamente interessata dalla crisi cipriota. Gli asset appartenenti a cittadini o società russe – per i quali Cipro costituisce un deposito offshore – ammontano a circa 20 miliardi di euro.
Per il Cremlino il prelievo sui conti bancari annunciato dalle autorità cipriote “è ingiusto e pericoloso”.
LA DIFESA DI FRANCOFORTE
La situazione di Cipro e del suo settore bancario “è unica” in Europa e “diversa da qualsiasi altro caso“.
Così Joerg Asmussen, esponente del Comitato esecutivo della Bce, intervenendo a un convegno a Berlino e rispondendo ai timori di una fuga dei risparmiatori dalle banche cipriote e da altri Paesi già in difficoltà, come Grecia, Spagna, Portogallo e la stessa Italia.
Asmussen ha anche detto, tuttavia, che non ci sono a disposizione “opzioni totalmente esenti da rischio” per risolvere i problemi di Cipro e garantire il salvataggio del suo sistema bancario.
Il settore bancario di Cipro, ha ricordato Asmussen, contribuisce per il 90% al Pil nazionale e “per assicurare la sostenibilità del debito, deve essere ampliata la base di imposizione“. Questa è, secondo Asmussen, una situazione totalmente diversa da quella di altri Paesi per i quali il rifinanziamento del debito viene assicurato dagli aiuti concessi nel quadro del programma di aggiustamento. Per questa ragione, è stato deciso di coinvolgere i risparmiatori nel piano.
LE SOFFERTE GIUSTIFICAZIONI DI SEMINERIO
Sulla stessa linea della Bce il blogger economista Mario Seminerio, che sul fatto che l’Europa stavolta abbia giocato duro non ha dubbi, però in una più ampia analisi tende a considerare, controcorrente, quella fatta da Bruxelles come una scelta obbligata.
“La mossa di Ue, Bce e Fmi – scrive – è d’acchito scioccante e profondamente autolesionistica, nel senso di generatrice di un episodio contagioso le cui conseguenze potrebbero essere potenzialmente devastanti per l’intera Eurozona. A una lettura più attenta, tuttavia, ci si accorge che, dati i vincoli politici, europei e locali, di alternative vere ce n’erano poche o nessuna. Ma questa considerazione non ci fa star meglio”.