Il ministro degli Esteri è stato pesantemente tirato in ballo sul pasticciaccio brutto dei marò. Su internet e nel dibattito politico si sono levate – numerosissime – le richieste di dimissioni, nonostante il governo sia già – tecnicamente – dimissionario. A metterci il cosiddetto carico da novanta è stato stamane il Corriere della Sera, quotidiano solitamente non avaro di attenzione positiva nei confronti del presidente del Consiglio Mario Monti. Un retroscena ricostruiva un Giulio Terzi protagonista solitario, semmai in tandem con il collega ministro della Difesa, delle decisioni riguardanti la sorte di Girone e Latorre. Il premier, stando ai refoli raccolti con grande accuratezza dalle parti di Palazzo Chigi, non sarebbe stato neppure informato. Insomma il guaio è della Farnesina e nessuno provi a tirare in ballo l’incolpevole Monti.
Giulio Terzi di Sant’Agata è un diplomatico di lungo corso e nella sua carriera di rospi deve averne ingoiati tanti ma questo cumulo di falsità grottesche ed ipocrite non le ha digerite e così ha voluto notificare un fatto ovvio e cioè che tutte le decisioni sono state prese “collegialmente” da tutto il governo. Tradotto: il presidente del Consiglio non poteva non sapere e nulla sarebbe stato fatto senza il suo assenso esplicito. Serviva dirlo? Terzi poteva fare il parafulmine. Non lo ha fatto o almeno non fino in fondo. Ora, mettiamo al bando le finzioni e facciamo chiarezza. Se serve, come suggerito da Formiche.net, si istituisca una commissione parlamentare d’inchiesta. Palazzo Chigi eviti nel frattempo, dopo il danno eviti la beffa del giochino dello scaricabarile. Quanto accaduto sin qui è già sin troppo indegno