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Che cosa succede alle due maggiori banche di Cipro

Un elemento importante per facilitare l’accordo è stato l’abbandono della cifra-feticcio a cui i ministri delle Finanze e l’Fmi si erano fossilizzati la settimana scorsa: ormai non si insiste più sulla condizione che Cipro debba raccogliere almeno 5,8 miliardi di euro con l’operazione sulle banche.

Anche se l’Fmi insiste nell’affermare che, perché resti “sostenibile”, il debito pubblico cipriota dovrà poter tornare al 100% rispetto al Pil nel 2020, e che dunque non si deve prestare a Nicosìa più di 10 miliardi di euro, ora si evita di sottolineare che sta dunque a Cipro trovare il resto esatto dei 17 miliardi necessari al salvataggio (ovvero 7 miliardi, di cui 1,2 assicurati dalle privatizzazioni e l’aumento dell’imposta societaria).

L’obiettivo, ora, è che la Banca di Cipro, una volta inglobati gli attivi e i depositi “assicurati” di Laiki, si ristrutturi in modo che i suoi fondi propri (“capital ratio”) vengano portati al 9% rispetto al bilancio, ridimensionando così drasticamente i rischi. Da questo parametro dipenderà l’entità della ricapitalizzazione, i cui oneri ricadranno soprattutto su azionisti e titolari di obbligazioni, ma anche sui titolari dei depositi superiori ai 100.000 euro, che potrebbero essere obbligati a scambiare parte del loro capitale con azioni od obbligazioni della Banca di Cipro. Le perdite, in questo caso, potranno essere pesanti, ma non è ancora possibile quantificarle precisamente.

I nuovi ‘parametri’ dell’accordo sono stati faticosamente definiti a partire dal primo pomeriggio, durante i lunghi colloqui del presidente cipriota Nicos Anastasiades con i presidenti della Commissione Ue, José Manuel Barroso, del Consiglio europeo Herman Van Rompuy, della Bce Mario Draghi, dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem, nonché la direttrice dell’Fmi Christine Lagarde, prima della vera e propria riunione dell’Eurogruppo al completo, che doveva cominciare alle 18 ed è stata ripetutamente rimandata fino alle 22.30.

L’accordo politico, oltre a confermare il prestito da 10 miliardi di euro da parte del Fondo salva-Stati dell’Eurozona (Esm), precisa che queste risorse dovranno andare al bilancio del Paese e non potranno essere usate per la ricapitalizzazione delle banche. Inoltre, dal comunicato finale dell’Eurogruppo risulta chiaro che la Bce continuerà a fornire la liquidità di emergenza (Ela) alla Banca di Cipro (ma non alla Laiki, che ha il destino segnato), dopo aver minacciato giovedì scorso che in mancanza di accordo avrebbe chiuso i propri rubinetti entro stamattina.

“Ora abbiamo una soluzione migliore e più equa (rispetto a quella della settimana scorsa ndr), senza più l’infelice legame che veniva fatto fra prelievo forzoso e garanzia dei depositi sotto i 100.000 euro, e più direttamente focalizzata sulle banche in crisi e sulla ipertrofia del settore finanziario cipriota, che rappresentano il vero problema”, ha concluso Dijsselbloem, rispondendo ai giornalisti al termine dell’Eurogruppo.



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