La Abenomics piace oltre oceano. Pacifico, naturalmente.
A raccontarlo è il Wall Street Journal, secondo cui l’idea del primo ministro giapponese Shinzo Abe e del governatore della Banca del Giappone Haruhiko Kuroda di adottare una politica aggressiva di alleggerimento monetario ha ottenuto l’approvazione di uno degli economisti più noti al mondo, il premio Nobel Joseph Stiglitz della Columbia University.
“L’alleggerimento aggressivo e lo stimolo fiscale sostenuti da Abe sono esattamente ciò di cui il Giappone ha bisogno in questa epoca di svalutazione competitiva”, ha detto venerdì scorso Stiglitz in un’intervista a Tokyo.
Giovedì, sempre nella capitale nipponica, il Nobel americano aveva incontrato Abe e dato totale assenso alle sue politiche economiche, tanto da desiderare che siano importate negli Stati Uniti.
“Ciò di cui abbiamo veramente bisogno negli Usa – ha detto Stiglitz durante la sua visita – sono le politiche espansive che la Abenomics sta portando in Giappone”, lamentando lo stallo politico di Washington e l’incapacità del Congresso degli Stati Uniti di fare molto mediante lo stimolo economico.
Opinioni, queste, condivise anche da un altro Nobel americano, Paul Krugman, affascinato anch’egli dalle politiche di Abe.
Il rapporto di Stiglitz con il premier nipponico è però più profondo, dal momento che molti suoi consiglieri economici sono sotto l’influenza del professore della Columbia University e della sua scuola liberale.
Le loro idee, dunque viaggiano a braccetto. Come Abe, anche Stiglitz ritiene che la svalutazione sia l’unica arma con la quale dare ossigeno alle esportazioni di un paese, soprattutto quando il terreno dello scontro è un continuo e voluto indebolimento valutario.
In realtà le idee di Abe coinvolgono anche anche altri progetti di primo piano, come un accordo di libero scambio Ue-Giappone (che vede anche diversi detrattori) e di alleggerimento delle barriere all’export verso gli Usa.
Quel che manca per Stiglitz è piuttosto un coordinamento globale delle politiche monetarie.
“Abbiamo un mercato finanziario integrato a livello internazionale – nota il professore della Columbia – senza un’adeguata cooperazione globale”. Questa mancanza di cooperazione significa altri paesi “devono rispondere quando le loro economie sono deboli”, ha detto. ”Il Giappone sta facendo una cosa giusta”.
Pur costituendo una soluzione, per Stiglitz in questo momento le prospettive di una cooperazione monetaria globale sono però piuttosto scarse.
“Ogni paese – conclude il Nobel americano – persegue naturalmente i propri interessi”, almeno in mancanza di punti comuni, strutture e governance dedicati a una corretta cooperazione.