La Cipro italiana potrebbe avere un nome: Slovenia.
Le banche della Penisola, si legge in un articolo comparso sul Sole 24 Ore di oggi, sarebbero esposte nei confronti degli istituti di credito sloveni per 7,6 miliardi di euro. Cifra considerevole, soprattutto se confrontata con i “soli” 1,3 miliardi verso Cipro.
LE RASSICURAZIONI SLOVENE
Una situazione preoccupante, per la quale il neo primo ministro Alenka Bratusek (nella foto) si è affrettata a tranquillizzare opinione pubblica e mercati, escludendo con un intervento in Parlamento la necessità di ricorrere ad aiuti internazionali e allontanando da un paragone con quanto accaduto nell’isola mediterranea.
Qualora chiedesse aiuto, la Slovenia sarebbe il sesto Paese dell’Eurozona a rivolgersi alla Troika, eventualità, come detto, smentita per ora, anche se la soluzione del problema è considerata più che prioritaria.
“La Slovenia è capace di risolvere da sola questa situazione”, ha detto Bratusek, affermando che il suo Governo, insediatosi la settimana scorsa “ha come primo obiettivo il risanamento del sistema bancario”.
“Il ministro delle Finanze ci sta lavorando giorno e notte”, ha aggiunto il premier, ricordando che il ministro Uros Cufer è esperto proprio di sistemi bancari.
“I depositi bancari in Slovenia sono sicuri e stabili, garantiti dallo Stato, e il panico è del tutto immotivato”, ha concluso Bratusek.
I TIMORI DEI MERCATI
I mercati restano comunque nervosi e temono un nuovo caso Cipro. Nonostante le dimensioni differenti del sistema bancario sloveno, infinitamente più piccolo di quello cipriota, il dato che desta maggior timore è che la Slovenia ha un rapporto tra depositi e prestiti molto più elevato rispetto a Cipro, del 153% rispetto al 105%.
L’esposizione delle banche tedesche verso la Slovenia è invece molto più bassa rispetto a Cipro (7,6 miliardi di euro contro 3,1).
UN NUOVO CASO CIPRO?
Essendo entrata in crisi con un basso debito pubblico la Slovenia può sopravvivere senza una “azione drastica”, secondo Lazlo Belgrado, un importante gestore di denaro di un fondo lussemburghese.
Eppure – si legge su Bloomberg – il contagio dovuto a un peggioramento della crisi in Europa potrebbe mettere la Slovenia sotto la pressione del mercato, perché si tratta di una “economia piuttosto piccola” ha aggiunto.
“Non è troppo grande per non fallire e ha alcuni degli stessi problemi che ha Cipro”, ha detto Belgrado. “L’economia si è un po’ sovra-indebitata durante il boom prima di Lehman Brothers. E le banche sono ora alle prese con un problema di cattivo credito”.
IL RISCHIO CONTAGIO
Sempre secondo Bloomberg, buoni del Tesoro sloveni pari a 1,503 miliardi di euro sarebbero in scadenza nel 2013.
Nonostante la situazione non disastrosa sul piano dei conti, una richiesta slovena di aiuti potrebbe dunque arrivare lo stesso dal rischio contagio e dalle difficoltà a finanziarsi.
Una situazione potenzialmente esplosiva, che Marco Onado – in un intervento sul Sole 24 Ore – sprona a risolvere quanto prima.
“La drammatica evoluzione della crisi cipriota, con la Slovenia che appare vicina al gorgo – dice l’economista – ripropone la consueta, lacerante, domanda: abbiamo abbastanza tempo?”.