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Repubblica discute su Mauro filo-Prodi

Il “partito” di Repubblica ha scelto e sosterrà la candidatura di Romano Prodi a capo dello Stato.
L’endorsement è arrivato dal direttore stesso del giornale, Ezio Mauro, che ha elogiato il professore emiliano considerandolo l’uomo adatto alla presidenza della Repubblica.
Un’opinione che non vede concordi tutti i giornalisti del quotidiano fondato da Eugenio Scalfari, che su Twitter manifestano le proprie opinioni sulla figura dell’ex presidente del Consiglio.

L’ENDORSEMENT DI EZIO MAURO
In una riunione di redazione, il direttore di Repubblica scopre le carte, esprimendo chiaramente il proprio gradimento per il nome di Prodi.

Sul nome del professore, dice Mauro, ci sono state alcune obiezioni da smontare. La prima è che il suo sarebbe “un nome divisivo, perché è stato leader politico, capo di uno schieramento di centrosinistra e presidente del Consiglio. In realtà – incalza – è perché ha battuto per due volte Berlusconi e quindi è particolarmente divisivo soprattutto per lui. Ma serenamente si può dire che se Silvio Berlusconi avesse avuto i numeri, probabilmente avrebbe fatto convergere i voti sul suo nome per far votare sé stesso. Eppure sarebbe stato un nome altrettanto, forse più divisivo per il Paese, ma sarebbe stato legittimato da consenso”.

Ezio Mauro ha poi motivato la scelta di Prodi elencando le motivazioni che ai suoi occhi lo rendo il candidato ideale per il Quirinale.
Il problema – analizza il direttore di Repubblica – è se la persona prescelta ha le qualità per guidare gli italiani e Prodi le ha. Un uomo di forte esperienza, conosce la macchina dello Stato e del governo, ha un’esperienza istituzionale sicura, grande credibilità internazionale nel quadro dirigente europeo (come il suo “antagonista” Mario Monti). Infine ha una sicura lealtà istituzionale. Questo è importantissimo visto come il Quirinale ha dovuto confrontarsi con questo problema negli ultimi vent’anni e come rischia di dover fare ancora. In base a queste qualità Prodi saprà essere presidente di tutti gli italiani”.

PRODI SI, PRODI NO. I GIORNALISTI S’INTERROGANO
Per Luca Pagni, in sintonia con il proprio direttore, la candidatura del professore è molto più di un auspicio. Su Twitter scrive: “Cancellieri, Prodi o Rodotà: all’improvviso l’Italia appare migliore di quanto dimostri la maggior parte dei giorni”.

Continua Pagni, parlando di ciò che potrebbe accadere: “Berlusconi – sostiene – è veramente nei guai. Passa Prodi, suo nemico giurato, ci sarà governo di minoranza Bersani. E se salta arriva Renzi…”.

Dalla parte di Ezio Mauro e quindi del professore emiliano anche il giornalista economico Roberto Rho, che non aspetta altro che la sua elezione. “Prodi – “cinguetta” – (sarà, sarebbe) il mio Presidente. Finalmente“.

Controcorrente il giornalista finanziario Giovanni Pons, che dal suo account Twitter si domanda: “Prodi, il candidato del Pd al Quirinale, è lo stesso che nel ‘97 ha privatizzato la Telecom mettendola in mano agli Agnelli?”.

Che succede tra le firme del quotidiano del gruppo Espresso?


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