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Ecco come Google Street View ruba i nostri dati

Le abbiamo viste girare per le strade delle nostre città. Ma forse in pochi hanno pensato che quelle inusuali automobili targate Google, arruolate per la realizzazione di Street View, avessero potuto impossessarsi brutalmente dei nostri dati personali. Come?
Durante la registrazione degli scatti ripresi da videocamere montate sulle auto, in Germania, così come probabilmente nel resto del pianeta, sono stati scaricati illegalmente anche i dati di alcune reti wireless non protette da password.

Una multa da discount
Ma il gigante di Mountain View non l’ha passata liscia ed è stato condannato a pagare una multa di 145 mila euro per violazione della privacy. Pegno già pagato, stando a un portavoce dell’autorità di Amburgo, ma neanche a caro prezzo se si considera il fatturato del colosso in questione come fa notare Johannes Caspar, incaricato governativo per la protezione dei dati della città-Stato di Amburgo, che ha reso nota la notizia: “Finché le infrazioni nel mondo digitale verranno punite con multe da discount, la tutela legale dei dati personali in Rete è quasi impossibile”. Secondo Caspar infatti le sanzioni contro le multinazionali del settore dovrebbero essere molto più aspre e per questo motivo il regolatore della privacy di Amburgo ha invitato i legislatori europei a rivedere la legge sulla protezione dei dati nell’Unione in modo da consentire multe fino al 2 per cento del fatturato annuo di una società. Percentuale che, come riporta il New York Times, sulla base delle entrate di Google dello scorso anno, consisterebbe in un ammenda massima di 1 miliardo. Nel 2010, Caspar fu il primo a scoprire in Germania la collezione di Google dei dati provenienti da router Wi-Fi, e ad oggi la società ha ammesso di aver anche raccolto per Street View i dati in modo simile in tutto il mondo, dichiarazione che ha suscitato un putiferio da Washington a Hong Kong.

Il mea culpa di Google

Google ha ammesso subito il comportamento improprio, mostrandosi collaborativa nella risoluzione del caso. Ma il gioco, evidentemente, valeva la candela. Google ha ritenuto l’accaduto un atto involontario, nello specifico come il risultato di un errore di programmazione. Peter Fleischer, consulente per la Privacy di Google, ha ribadito di aver preso provvedimenti interni per assicurarsi che le violazioni non vengano ripetute. “I responsabili del progetto Google avevano inavvertitamente raccolto i dati”, ha detto. Ma “non abbiamo mai usato né guardato queste informazioni”, ha detto Fleischer.

Quali dati?
I dati registrati indebitamente, salvati durante le escursioni fotografiche per il servizio di Google che permette di vedere immagini delle strade di tutto il mondo, riguarderebbero e-mail, password, foto e protocolli di chat di alcuni ignari utenti tra il 2010 e il 2012.
“Per quanto ne sappia io si tratta, in questo caso, di una delle più grandi infrazioni note alla protezione dei dati personali”, ha aggiunto Caspar.

I precedenti

Ma non c’è molto da stupirsi. Il mese scorso il procuratore generale del Connecticut ha guidato un’indagine a cui hanno partecipato altri 38 Stati americani, in seguito alla quale Google ha dovuto versare una multa da sette milioni di dollari per avere collezionato, anche questa volta senza autorizzazione, dati da reti Wi-Fi attraverso i veicoli preposti a mappare le strade. Sebbene abbia sempre sostenuto di non avere fatto nulla con i dati così raccolti, il gruppo di Mountain View, in California, ha accettato di offrire ai suoi dipendenti un programma educativo sulla tutela della privacy, e di pianificare una campagna di comunicazione su scala nazionale per spiegare ai consumatori come proteggere le proprie reti senza fili e le proprie informazioni personali. Google si è inoltre impegnato a proteggere ed eventualmente distruggere i dati raccolti dai veicoli Street View tra il 2008 e marzo 2010 in tutto il Paese.
In Europa invece l’Irlanda e la Gran Bretagna hanno sopito le loro richieste senza ricorrere all’imposizione di multe dopo che Google ha accettato di cancellare i dati raccolti illegalmente nei loro paesi.



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