“Se la politica tende a frantumarsi, non c’è altra risposta che dimostrare che essa possiede ancora in sé la dedizione, la volontà d’impegno, le risorse per concentrasi sui doveri che si hanno verso il Paese di cui si è figli”.
Queste parole di Nino Andreatta campeggiano, come un mantra, sul network TrecentoSessanta, ideato da Enrico Letta per dare continuità all’esperienza di “mobilitazione delle prime primarie del Pd”. Un contenitore che, assieme al think thank veDrò, rappresenta braccia e gambe della concezione lettiana della politica. Lontana da trasversalismi tout court e fine a se stessi, ma espressione del più articolato concetto del riformismo applicato alle macro aree di criticità, come dicono i lettiani.
Chi sono i lettiani di stretta osservanza
E’ la ragione per cui TrecentoSessanta, dal 2007, si è ramificata in tutto il Paese con presenze diversificate su territori, ma coordinate da uno zoccolo duro di stretta matrice lettiana. Marco Meloni, neo deputato, dal 2001 all’Arel (l’Agenzia di Ricerche e Legislazione, fondata nel 1976 da Nino Andreatta assieme a un gruppo di personalità di primo piano del mondo dell’università e dell’industria) e tra i fondatori di veDrò; Alessia Mosca, un passato nell’Aspen Junior Fellow e nella stessa Arel, rieletta per la seconda volta alla Camera; Francesco Russo, transitato dall’Area Science Park e segretario del Pd triestino, e Guglielmo Vaccaro, cresciuto nella Margherita e rieletto alla Camera nel Pd.
Che cos’è veDrò
Ma l’azione di 360 si fonde e/o affianca a quella di un’altra intuizione lettiana, ovvero un contenitore ampio e vasto dove mettere a frutto le declinazioni dell’Italia di domani, delineando, perché no, anche scenari provocatori ma realistici. In questa direzione di marcia nasce veDrò, una vera e propria rete per scambiare know how, competenze e idee composta da quattromila fra docenti universitari, imprenditori, scienziati, liberi professionisti, politici, artisti, giornalisti, scrittori, registi, esponenti dell’associazionismo.
Il board
Non solo il board composto da Benedetta Rizzo, Lucio Palazzo, Ernesto Carbone, Angelo Argento, Barbara Carfagna, Alberto Castelvecchi, Nunzia De Girolamo, ma una serie di personalità che gravitano attorno ad essa.
Giornalisti come Abbate, Calabresi, Feltri, Giannino, Paragone, Polito.
Esponenti della politica, come tra gli altri, Alfano, Boccia, Bongiorno, Lupi, Ravetto, Renzi, Tosi.
Manager quali Arcuri, Campo dall’Orto, Dal Fabbro, Katia Da Ros, De Siervo, Del Piano, Delzio, Moretti.
Imprenditori: Artoni, Cellini, Del Rio, Josi, Lo Bello, Merloni, Preve, Procacci, Rana, Todini. Accademici come Andreatta, Bini Smaghi, Giulio Napolitano, Quattrone, Sacco.
Magistrati come Bianco, Raffaele Cantone, Dambruoso.
Rappresentanti del mondo della cultura, delle arti, e dello sport come Bertolino, Calopresti, Curreri, Degli Esposti, Ghini, Lo Verso, Scurati, Terzani, Paparesta.
E anche uno chef, Filippo La Mantia.
Si definiscono vedroidi, e hanno il minimo comun denominatore in un apprendimento costante, che li porta a scartavetrare tematiche e soluzioni senza freni ideologici. Che entrino nel merito delle questioni, lontano da fazioni e provenienze. Come richiamava lo stesso Andreatta nel ’93, quando chiedeva, vista la situazione che l’Italia si trova a vivere, “una capacità di concentrazione, questo senso di responsabilità, questa volontà di servizio”. Ieri come oggi.
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