Nonostante una severa crisi economica, l’Italia continua a non essere schiacciata dai mercati. Merito del nuovo governo Letta? No, secondo il premio Nobel americano Paul Krugman (nella foto a sinistra), secondo cui dietro la momentanea sostenibilità del debito pubblico italiano ci sarebbe la Banca centrale europea del presidente Mario Draghi (nella foto a destra).
“L’Italia è un casino – scrive Krugman sul suo blog. “Sì, ora ha un primo ministro, ma le probabilità di una seria riforma economica sono minime” e l’austerità europea non sembra cessare. “È tutto negativo”.
Tuttavia, per l’economista statunitense, accade qualcosa di anomalo. I tassi sui titoli di Stato italiani a 10 anni sono pressoché gli stessi del 2009. Questo, per Krugman, confermerebbe che l’ultima impennata dei tassi nei Paesi periferici dell’Unione europea ha avuto poco a che fare con preoccupazioni di solvibilità, ma piuttosto è stata generata dal panico dettato dal fatto che nell’Eurozona non esiste un prestatore di ultima istanza, capace di tamponare le crisi di liquidità degli stati che utilizzano la moneta unica.
Ora che la Bce guidata da Mario Draghi si è detta disposta ad assolvere a questa funzione per salvare l’euro e i suoi paesi a costo di qualsiasi sacrificio, il rischio di default appare meno probabile. Ciò salva l’Italia da una maggiore pressione, spingendo i titoli di Stato italiani a un calo dei rendimenti.
“Già negli anni ’90 – ricorda Krugman – dissi come l’Italia costituiva un esempio di come i paesi avanzati possono avere un alto debito. Allora però la Penisola aveva una propria moneta. Con l’euro il Belpaese si è traformato in un paese del terzo mondo, con debiti altissimi in una valuta non sua e si è esposta alla crisi del debito. Ora, grazie a Draghi – conclude l’economista – l’Italia è a metà strada per ritornare nei paesi” industrializzati “del primo mondo”.