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Ecco il programma su Europa e politica estera di Enrico Letta in pillole

Non c’è più tempo, “senza crescita l’Italia è perduta”. Con queste parole il presidente del Consiglio Enrico Letta si è rivolto ai deputati nel discorso introduttivo al voto di fiducia.
Il tono perentorio usato dal premier è servito a sottolineare l’eccezionalità del suo governo di larghe intese e la necessità di approntare in tutta fretta misure per rivitalizzare l’economia italiana, da tempo in recessione.

Per farlo, Letta ha proposto alla Camera la sua agenda, alla quale Formiche.net dedica uno speciale.

Il presidente del Consiglio pisano ha indicato un elenco di cose da fare che si muoverà su tre coordinate: lavoro e welfare, fisco, economia e imprese, con un occhio di riguardo a ricerca e innovazione.
Un programma ambizioso, che avrà innanzitutto bisogno di una copertura finanziaria adeguata, ma che per il momento soddisfa i mercati, clementi con il nuovo esecutivo.

Ecco le principali proposte su Europa e politica estera del governo Letta rilanciate dai giornali italiani.

Il governo di Enrico Letta, già ministro delle Politiche comunitarie, nasce sotto una forte caratterizzazione europeista, tanto che il premier – fa notare il Sole 24 ore – ha iniziato un tour che lo vedrà a Bruxelles, Berlino e Parigi. Nonostante questo il presidente del Consiglio non nasconde le difficoltà. La mission dei ministri Bonino e Moavero è di favorire l’allentamento graduale del rigore per spingere sulla crescita. Il primo appuntamento è la chiusura da parte della Commissione europea della procedura per disavanzo eccessivo. Poi si aprirà la trattativa sulle tipologie di investimenti pubblici produttivi, una sorta di golden rule nella quale rientrerebbe la quota di cofinanziamento nazionale dei fondi strutturali.

Tante le questioni estere aperte per Letta, secondo il Corriere della Sera. Dopo aver dichiarato di tendere al sogno degli “Stati Uniti d’Europa”, il premier dovrà occuparsi nell’immediato di problemi più concreti. Da come sviluppare relazioni proficue con Paesi come India e Brasile senza restringere gli interi rapporti ai casi dei marò e di Cesare Battisti, a come conciliare la tutela della salute a Niscemi con l’esigenza di non risultare inaffidabili per gli Usa che dal 2005 vogliono lì il Muos, un sistema per far comunicare i soldati italiani e statunitensi.


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