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Berlusconi farà parte della Convenzione. Che al Pd piaccia o no

I veti su Berlusconi alla guida della Convenzione? Solo manfrina, dice il direttore de “Gli Altri”, Piero Sansonetti, che invita a vedere nella filigrana dell’accordo Pd-Pdl. Se si sceglie un’alleanza come quella andata in scena a Palazzo Chigi, osserva, poi non si può definire il Cavaliere e il suo partito impresentabile. E da uomo di sinistra, in questa conversazione con Formiche.net, alla sinistra manda a dire che…

Convenzione, Berlusconi pronto a trattare: i veti del Pd possono far saltare tutto?

Non credo, è solo manfrina, da una parte e dall’altra. È difficile escludere Berlusconi, perché nel momento in cui il Pd ha fatto un patto di governo con il suo partito, e non si può far finta che il Pdl non sia del Cavaliere, sostenere che sia impresentabile è complicato. Potrebbe sostenerlo Grillo, Il Fatto Quotidiano, Sel: ma non il Pd. C’è un precedente storico chiarissimo, quando il Pci si trovò a fare l’alleanza con la Dc di Moro. Quest’ultimo, quando si compose il governo, presentò Andreotti, indigeribile per il Pci. Ma poi lo digerì. Non c’è niente da fare: se si vuole fare un’alleanza, la si fa fino in fondo. E se si considera un partito impresentabile non si può stringere un’alleanza.

Il sostegno pieno di Berlusconi a Letta di fatto stoppa Matteo Renzi?

Non credo. Se il governo Letta funzionerà e reggerà per un anno e mezzo, l’attuale premier allora diventerà un leader molto spendibile per il Pd e Renzi avrà una complicazione sulla strada delle primarie. Ma io non credo che Berlusconi sia uno che faccia ragionamenti a tre anni, bensì più concreti e pratici. Non mi sembra uno stratega del futuro, piuttosto del presente.

Serviva una Convenzione per riformare lo Stato? Non sono sufficienti le commissioni parlamentari e un ministro per le riforme?

Se davvero si intende riformare la Carta e alcuni aspetti fondamentali del funzionamento repubblicano, passando a una forma presidenziale con il presidente eletto dal popolo, penso che sia necessario coinvolgere tutto il Parlamento, opposizione inclusa. Non so poi se si riuscirà a fare un accordo, ma per fare una riforma profonda il modo più serio e democratico è una Convenzione. Ma che spetti al Parlamento e non al Governo, anche se di coalizione. Sarebbe una forzatura affidare all’esecutivo un compito simile. Come assurdo è che vi sia un ministro per le riforme, nulla contro Quagliariello, ma è il principio che non va.

Letta al governo ha tagliato le ali: sta ri-nascendo l’ennesima cosa di sinistra?

La sinistra in questo momento in Italia non c’è. La possibilità che ne nasca una sta nel fatto che si sommino forze che concepiscono la politica non come l’arte del governo, ma come arte della politica. Ovvero che non ritengano imperativo categorico entrare nell’esecutivo. Questo è stato l’errore di tutte le sinistre degli ultimi anni, compreso Vendola, e in parte anche Barca che addirittura parte dal governo. Se a ciò si contrappongono gruppi di magistrati ed ex comunisti che, sventolando la bandiera rossa e gridando “viva Lenin”, pensano che si possano risolvere i problemi dell’Italia, allora non c’è via di uscita.

Che farebbe al posto di Sel?

Penserei a un tentativo da attuare con forze già esistenti, assieme a quelle nuove, come pezzi di grillismo: mettendo insieme un movimento che si ponga il problema di ricostruire un’idea di sinistra della società che attualmente non esiste, ho visto solo parole al vento e slogan. Intendo un’idea non basata esclusivamente sul concetto di lavoro, se si tornasse all’operaismo non si otterrebbe una sinistra moderna. Piuttosto l’idea che, anche per una lunga fase storica, si possa stare all’opposizione, dove si può fare benissimo politica. E dove non sono necessari chili di mediazione.

Vendola o Barca?

Certamente non solo loro.

A quel punto il passo successivo sarebbe un Pd meno socialista e più liberale?

Beh, se si aprisse la prospettiva di una rinascita a sinistra, le forze più grandi resterebbero nel Pd. E non possiamo far finta che non sarà così. Ma il Pd non è più un partito, bensì un luogo che contiene tanta roba. Da Passera a Renzi, da Barca a Civati, passando per forze radicali di sinistra. Se invece di una Convenzione per le riforme ne aprissimo una per la sinistra, a quel punto non dovremmo continuare a ragionare con l’idea delle scissioni: in quanto comportamenti che hanno caratterizzato il Novecento, dove le strutture fondamentali della politica erano i partiti. Oggi non lo sono più, contano al massimo per il 2 o il 3%. Quindi pensiamo a formare la sinistra, e poi vedremo se dovrà avere o meno la forma partito, liquida o solida. Penso però che sia questo il nodo fondamentale: serve vedere quali sono le idee di fondo su cui la sinistra potrà contrapporsi alla destra. Evitando sia di essere subalterna al liberismo così come è stata fino ad ora, sia di gridare “Che Guevara”. Non serve più a nulla.

twitter@FDepalo



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