Cordoglio e commozione sono i sentimenti che prevalgono nel mondo moderato dopo la scomparsa del senatore a vita Giulio Andreotti.
Ecco il ricordo dell’uomo e del politico nelle frasi di ex esponenti andreottiani e non.
Il leader dell’Udc Pier Ferdinando Casini ricorda con “amicizia e commozione” la figura di “un personaggio di cui si è parlato bene e male”. “Sono certo – ha aggiunto – che la storia darà di questo uomo di Stato un giudizio più pacato e serio dell’opinione che gli hanno riservato in vita i suoi tanti detrattori”.
“Andreotti – ha sottolineato il leader Udc – è stato sempre un punto di riferimento della Democrazia Cristiana. Era molto ammalato e tutti sapevamo la sua condizione di estrema gravità. Non ho mai avuto con lui una grande affinità, ma un grande rispetto sì. Era un uomo di un’arguzia e di un senso dello spirito con pochi simili, non ho intrapreso la mia carriera politica pensando a lui ma l’ho incontrato e ne do un giudizio di grande rispetto. Prima di dire che i politici di prima erano peggiori ci penserei bene e prima di dire che un certo professionismo politico è da dileggiare mentre oggi un certo nuovismo è da esaltare ci penserei mille volte. Sicuramente Andreotti andando in Parlamento non avrebbe mai detto che la Perestrojka era un’iniziativa di Stalin, come qualche giovane parlamentare ha proclamato in questi giorni”.
Per l’ex esponente della Dc, Paolo Cirino Pomicino, “lo stato d`animo è quello di un amico che ha perduto un amico e un maestro di vita e di politica. Nei prossimi anni – ha dichiarato l’ex ministro democristiano a Tgcom 24 – si vedrà cosa Giulio Andreotti ha dato al Paese. “Ultimamente – riferisce – non era più nelle condizioni di essere sentito e ascoltato, c`è stata una lunga malattia e lo abbiamo lasciato nella solitudine dei momenti più difficili circondato dall’affetto dei suoi familiari”.
“Andreotti – ha ricordato Gianfranco Rotondi, ex ministro Pdl cresciuto politicamente sotto lo scudo crociato – è l’uomo politico italiano più conosciuto al mondo. È stato l`Italia, lo Stato, la Dc. Insomma, è la Storia e la Storia continua sempre. Per chi è ancora democristiano è un lutto grandissimo, ma la storia e la rivalutazione dell’opera di Giulio Andreotti è solo agli inizi”.
Protagonista indiscusso di cinquanta anni di storia patria, per l’ex sindacalista della Cisl, ora membro della direzione nazionale del Partito democratico, Sergio D’Antoni, “con Giulio Andreotti se ne va una delle più importanti personalità della politica italiana”.
“Andreotti – ha detto – ha interpretato nella maniera più acuta ed efficace il bisogno di pragmatismo e concretezza che caratterizza il governo di ogni grande democrazia”.
“La sua – ha aggiunto – è la vicenda di uno statista vero, emblematica di una classe di grandi politici che, in pochi decenni, hanno saputo dare sviluppo e prestigio internazionale a un’Italia piegata dalla guerra. In questo triste momento desidero esprimere alla famiglia il mio cordoglio e la mia massima vicinanza”.
Il presidente del Gruppo Misto ed esponente di Centro Democratico Pino Pisicchio, crede che con Andreotti vada via “un pezzo della storia democratica” del Paese, “quando la politica si coniugava con la cultura, il consenso, il buon senso. E con una raffinata ironia”.
Lapidario il commento del presidente dei senatori Pdl, Renato Schifani, con un passato nella Dc, per il quale “con la morte di Giulio Andreotti scompare un simbolo della nostra vita democratica”.
“Un uomo – ha voluto rimarcare – che è stato capace, con alto senso dello Stato e con un’intelligenza non comune, di segnare tanti momenti fondamentali delle nostre istituzioni. Sono vicino ai suoi familiari in questo momento di dolore, anche a nome di tutti i senatori del Popolo della Libertà“.