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Andreotti, un uomo di governo. Il ricordo di Mannino

La personalità dello scomparso Giulio Andreotti si intreccia con una trama assai spessa e complessa di avvenimenti per cui il suo profilo storico può anche presentare, come giusto, aspetti aperti ad ulteriori approfondimenti di verifica storica”.

È il pensiero di Calogero Mannino (nella foto), più volte deputato e ministro democristiano in esecutivi guidati dall’ex senatore a vita.

Io – prosegue l’esponente della Dc, parlando del lavoro con Andreotti – voglio ricordarlo per vicende che ho vissuto in comune con lui e in particolare quando sono stato ministro nei suoi governi. Aveva una straordinaria capacità di governo, di ordine. Niente poteva essere approvato senza controllo e l’opportuno approfondimento. Una capacità che nasceva da una dettagliata conoscenza della macchina dello Stato”.

Dipingendone il carattere “fermo, ma al tempo stesso dialogante”, Mannino ricorda come Andreotti “si confrontò più volte con problemi delicatissimi di politica interna ed estera, ma aveva la capacità di tenere insieme la coerenza con scelte di fondo: la sua Italia era amica degli Usa, amica di Israele, ma anche del mondo arabo: era un’amica della pace”.

Certo – ricorda l’ex ministro – questa trasversalità poteva a volte indurre a qualche margine di contraddizione, ma Andreotti seppe anche dire no, come quando si rifiutò di appoggiare Bush padre nella guerra in Iraq. Era convinto che fosse errato e difese la sua scelta, rivelandosi poi prezioso per lo stesso Bush nella fase successiva, quella del dialogo internazionale, al quale partecipò in molti colloqui riservati“.

Per quanto riguarda le sue note vicende giudiziarie – che in parte si intrecciano con quelle di Mannino per le accuse di presunti rapporti con la mafia – pur non occupandomi delle ultime dichiarazioni di Giancarlo Caselli, ci tengo a sottolineare che Andreotti fu protagonista di una linea e di provvedimenti amministrativi che hanno caratterizzato una delle fasi più alte dello scontro tra lo Stato italiano e Cosa nostra.
Basterebbe questa lettura – conclude l’ex esponente Dc – a fugare ogni tipo di dubbio sulla sua figura”.


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