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Berlusconi condannato a 4 anni per il processo Mediaset

Quattro anni di reclusione e cinque di interdizione dai pubblici uffici. La corte di appello del Tribunale di Milano ha confermato la sentenza di primo grado nei confronti di Silvio Berlusconi al processo sulle presunte irregolarità nella compravendita dei diritti tv da parte del gruppo Mediaset. 

In primo grado, il leder del Pdl era stato condannato a quattro anni per frode fiscale. In secondo grado, i pm hanno chiesto e ottenuto la conferma della sentenza. Uno snodo cruciale perché essa prevede anche cinque anni di interdizione dai pubblici uffici. Per quanto riguarda gli anni di reclusione, essi si ridurrebbero a uno per effetto dell’indulto.

“Si tratta di una sentenza assolutamente scontata considerato i toni e i modi utilizzati dai giudici nella conduzione del processo”, hanno commentato gli avvocati difensori difensori di Berlusconi, Niccolò Ghedini e Piero Longo.

Una condanna che provoca lo sdegno del Pdl. “Continua la persecuzione giudiziaria nei confronti del presidente Berlusconi, leader politico che ha il consenso di dieci milioni di elettori”, ha dichiarato il presidente dei senatori del partito, Renato Schifani.

La sentenza di secondo grado conferma l’assoluzione del presidente di Mediaset Fedele Confalonieri. Condanne confermate per Frank Agrama, Gabriella Galetto e Daniele Lorenzano. Gli altri imputati sono stati prosciolti o nel merito o per prescrizione. Tra 15 giorni le motivazioni della sentenza. Un termine breve perché incombe la prescrizione che scatterà a settembre del prossimo anno. C’è il rischio che la Corte Costituzionale accogliendo il conflitto di attribuzione tra poteri dello stato in merito al legittimo impedimento del primo marzo 2010 induca la Cassazione ad annullare la sentenza di oggi e a ordinare la celebrazione di un altro processo. I giudici stamani avevano rifiutato di sospendere in attesa della decisione della Consulta.

Intanto il Cav. annuncia battaglia. In mattinata, al Tg5, ha anticipato: “Con una sentenza che mi vuole condannare a quattro anni di carcere – aveva detto l’ex premier – con l’interdizione dai pubblici uffici si verifica un attacco ai miei diritti politici: dovremo dar vita prima o poi a una inchiesta in parlamento per verificare questa situazione e per porre fine a un fenomeno come questo”.



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