Skip to main content

Convenzione, Porcellum e altre astruserie elettorali

La Convenzione per le riforme? E’ inutile, c’è già l’articolo 138 della Costituzione riflette il professor Giorgio Galli, docente di Storia delle dottrine politiche presso l’Università degli Studi di Milano e uno dei maggiori politologi italiani. E su Porcellum e governo dice che…

E’ impasse sulla legge elettorale: chi vuole riformare il Porcellum e chi invece fa melina?
Credo dipenda dal fatto che l’attuale legge elettorale potrebbe, in questo momento, far molto comodo al Pdl, pensando di ottenere lo stesso vantaggio che ha avuto nelle ultime elezioni il Pd. Dove, con una maggioranza relativamente ristretta, ha conquistato un gran numero di seggi alla Camera. Per cui non si interesserà a riformare il Porcellum perché, puntando come sempre sui sondaggi, ritiene di essere in vantaggio. Emblematica la posizione del ministro per le Riforme Quagliariello, secondo cui la riforma della legge elettorale andrà inquadrata in una più ampia riforma costituzionale. Il che significa rimandare tutto indefinitamente. Ritengo sia questa la ragione di fondo.

A bocce ferme molti sponsorizzano il doppio turno, ma quando si tratta di decidere tornano i dubbi di sempre: la convince il sistema francese?
É legato a un particolare assetto istituzionale immaginato da De Gaulle, non so se possa funzionare altrettanto bene fuori da quel contesto complessivo della Quinta Repubblica. Il sistema francese comporta l’elezione diretta del Capo dello Stato. Il doppio turno nelle ultime leezioni ha avvantaggiato i socialisti di Hollande, che con il 26% hanno conquistato la maggioranza parlamentare. Ed è equilibrato dal suffragio diretto. Ma la questione credo sia da porre in altri termini.

Ovvero?
Trovo inutile dissertare molto sui vari sistemi elettorali, quando una parte consistente del governo ritiene di essere avvantaggiata da quello attuale. Questo è il nocciolo della questione e non mi pare che il Pd abbia la forza necessaria per forzare la situazione.

Pensa sia proprio necessaria la Convenzione, nonostante ci sia un ministro ad hoc per le riforme oltre alle due commissioni affari costituzionali di Camera e Senato?
É assolutamente inutile, perché la nostra Costituzione all’articolo 138 indica, con estrema precisione, le modalità con le quali il Parlamento può modificare la stessa Carta: o con una maggioranza qualificata o con una più risicata in un successivo referendum. Quindi gli strumenti ci sono già. Inoltre ho ascoltato un’altra proposta di commissione bilaterale con altri saggi, dopo i dieci già inventati da Napolitano. Credo siano tutte piccole manovre dettate da vantaggi contingenti che si potrebbero ricavare dall’una o dall’altra situazione. Ad un certo punto sembrava che Berlusconi volesse aspirare alla guida della Convenzione, in seguito l’ha definita inutile. Direi che si tratta di calcoli tattici e di posizioni che possono variare giornalmente a seconda delle convenienze.

Riformare la legge elettorale, ha detto il premier Letta nel ritiro in abbazia, sarebbe un paracadute in caso di crisi di governo: ha quindi ragione chi definisce l’esecutivo “gracilino”?
Sono formulazioni dialettiche tattiche, mentre di contro esistono sul tappeto questioni gravissime che vanno risolte: la decadenza italica sembra inarrestabile. Gli esercizi verbali come questi non servono a cambiare le cose, sono un sintomo essi stessi di tale decadenza.

Ma le priorità del governo su lavoro giovanile e imu possono stimolare uno scatto di reni nel Paese?
Penso che questo governo possa fare pochissimo. Quando si pensa di affrontare i problemi strutturali con una tassa sulle sigarette elettroniche significa che siamo nel campo della farsa. L’Italia ha bisogno di mettere in sicurezza il proprio territorio, chiedendo all’Europa di affrontare questo problema. E non solo generici investimenti sul lavoro, ma pensare che ogni qual volta piove più del solito la Liguria frana. Inoltre credo che il vecchio modello di sviluppo e saccheggio del suolo, “cementificazione-elettrodomestici”, non funzioni più. Recentemente il neo ministro dell’istruzione ha sollevato la questione inagibilità di alcuni istituti scolastici: puntare su queste criticità produrrebbe anche posti di lavoro. Che poi si possa, in questo quadro, selezionare un po’meglio anche la rappresentanza con una buona legge elettorale, può essere certamente utile.

twitter@FDepalo


×

Iscriviti alla newsletter