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L’aborto non divide più gli italiani. Il barometro di Arditti

Negli ultimi 25 anni, la legge 194/78 che disciplina l’interruzione volontaria di gravidanza entro il terzo mese, è diventata sempre meno divisiva e sempre più accettata dai cittadini. I dati Swg mostrano che l’elettorato del centrodestra è ben più progressista dei propri leader, anche di quelli che si dichiarano “pro life”

Parlare di aborto è ancora tema assai delicato per una porzione consistente del centrodestra, eppure oggi tra gli italiani non c’è quasi più nessuno che mette in discussione il diritto per le donne di interrompere la gravidanza.

Sono passati oramai quarant’anni da quando nel nostro Paese l’aborto ha smesso di essere un crimine praticato clandestinamente nel buio degli scantinati. Con la legge numero 194 del 1978 l’interruzione volontaria di gravidanza cessa di essere un reato e diventa un diritto tutelato giuridicamente. All’epoca l’Italia è ancora spaccata a metà sulle questioni etiche e nella battaglia parlamentare la legalizzazione la spunta sul filo del rasoio grazie alle defezioni di alcuni parlamentari democristiani (308 favorevoli e 275 contrari alla Camera, 160 sì e 148 no al Senato). L’approvazione della norma è soltanto l’inizio di una lunga guerra politica protrattasi per tre anni, fino alla consultazione referendaria del 1981 quando la maggioranza de cittadini affossa la proposta di abrogazione della 194 presentata dal Movimento per la Vita. Al contempo però ad essere sonoramente bocciata è anche la completa liberalizzazione dell’aborto sostenuta dai Radicali, una dimostrazione di quanto gli italiani su questi temi fossero ancora assai prudenti.

Oggi, in confronto a quarant’anni fa, la potenza di fuoco dell’elettorato cattolico si è trasformata in una fiammella sempre più debole con un attivismo che procede in ordine sparso. E così, come ci mostra una rilevazione SWG, negli ultimi 25 anni il diritto all’interruzione volontaria di gravidanza entro il terzo mese è diventata una questione sempre meno divisiva e sempre più accettata dai cittadini.

Nel 2021 ben il 66% degli italiani considera infatti la 194 una buona legge mentre nel 1997 a pensarla così era soltanto il 41%. Una percentuale che sale ancora se si considerano soltanto i più giovani (25-34 anni) arrivando a toccare il 77%. Al contempo si è inabissata la quota di chi la ritiene una cattiva norma attestandosi soltanto al 14%

C’è poi un 20% degli intervistati che vorrebbe cambiare la 194, ma la stragrande maggioranza di questi (75%) non ha alcuna intenzione di demolirla ed anzi vorrebbe facilitare la possibilità per le donne di interrompere la gravidanza.

Insomma, il quadro è chiaro: l’aborto in Italia non è più un tabù e non è più neppure una questione cara soltanto agli elettori di sinistra. È fuor di dubbio infatti che oggi tra chi considera la 194 una buona legge c’è anche una cospicua fetta di supporter del centrodestra.

Tuttavia sulle questioni etiche la destra italiana ha scelto da sempre la linea dell’ambiguità, sposando in pubblico le posizioni più conservatrici ma poi sconfessandole con le scelte private dei propri leader. Come quando nel 1974 il risposato Almirante si batte per abrogare il divorzio; o come quando nel 2007 i triumviri (tutti divorziati) Berlusconi, Fini e Casini partecipano al Family Day per difendere a spada tratta la famiglia tradizionale. Ed anche Salvini e Meloni hanno però deciso di proseguire su questa strada di equilibrio “precario”, cercando cioè di non allontanarsi troppo dalle posizioni classiche del mondo cattolico senza per questo indisporre la grande fetta di elettorato laico che vota per loro.

Sul diritto all’aborto sia il leader della Lega che la fondatrice di Fratelli d’Italia hanno raramente espresso parole chiare ed hanno invece sostenuto apertamente la Marcia per la Vita, corteo pro-life che sul proprio sito internet descrive la legge 194 come una norma che regolamenta “l’uccisione deliberata dell’innocente nel grembo materno”.

Sull’aborto dunque l’elettorato del centrodestra è ben più progressista dei propri leader, che però hanno scommesso sulla loro abilità di dare un colpo al cerchio ed uno alla botte (in politica spesso funziona, va detto chiaramente).

La conclusione dunque è semplice e non di poco conto: il dibattito in materia d’aborto c’è ancora, ma è confinato nelle polemiche politiche e di schieramento. Per gli italiani (almeno per il tempo presente) la questione è chiusa.


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