È il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano il nuovo bersaglio di Beppe Grillo, che dal suo blog lo attacca per un episodio riguardante 22 commentatori indagati dalla procura di Nocera inferiore per “offesa all’onore e al prestigio del Presidente della Repubblica”.
Nel post, Grillo si chiede: “Chi può essere al sicuro di un’eventuale denuncia per una critica al presidente della Repubblica? Allora per difendersi l’unico mezzo è non scrivere più nulla. Bocche cucite. Dita bloccate sulla tastiera. Commenti oscurati”.
“Questo post, per evitare denunce a chicchessia – continua il comico – sarà, per la prima volta nella storia del blog, senza possibilità di commento. In futuro, magari, diventerà la regola per tutta la Rete in Italia”.
Tutto ciò accade, spiega il comico, perché “22 persone sono indagate per “Offesa all’onore e al prestigio del presidente della Repubblica” dalla Procura di Nocera Inferiore. In sostanza sotto indagine per “vilipendio”, un termine che può racchiudere qualunque opinione, giudizio, valutazione ritenute offensive”.
Continuando, Grillo fa riferimento a un suo vecchio articolo del 2012, nel quale chiedeva al presidente della Repubblica di eliminare l’infrazione, motivandolo col fatto che sarebbe una norma pensata per il periodo fascista.
Proprio 24 ore fa, nel corso di un comizio a Barletta dove il candidato sindaco del Movimento 5 Stelle sfiderà l’ex portavoce di Napolitano, Pasquale Cascella, Grillo aveva attaccato: “Se ci chiudono il blog resteremo senza informazione, non lo hanno fatto neanche in Cina. Se fanno una cosa simile e ci chiudono il blog – ha detto – se ne assumeranno la responsabilità perché noi siamo la democrazia”.
A seguire è giunta la replica della presidenza della Repubblica. “Il presidente Napolitano – sottolinea una nota del Quirinale – già anni fa ribadì come in ogni caso spetti a chi ha potere di iniziativa legislativa, e dunque non al Capo dello Stato, proporre l’abrogazione di quella disposizione del codice. E per una decisione su proposte del genere è sovrano il Parlamento“.
Esiste un “problema reale di costume politico e di garanzia democratica” che è “quello della capacità di distinguere tra libertà di critica e ciò che non lo è nei confronti di istituzioni che dovrebbero essere tenute fuori dalla mischia politica e mediatica, specialmente quando si scada in grossolane, ingiuriose falsificazioni dei fatti e delle opinioni“.
“Negli ambienti del Quirinale – si rimarca – si rileva come sulla stampa abbia avuto oggi rilievo un tema non nuovo sollevato polemicamente già nel passato: quello relativo al reato di ‘offese all’onore o al prestigio’ del presidente della Repubblica. La contestazione in tal caso di eventuali ipotesi di reato avviene del tutto indipendentemente da ogni intervento del Capo dello Stato, che non è chiamato a dare alcun parere né tanto meno autorizzazione all’autorità giudiziaria che ritenga di assumere iniziative ai sensi dell’articolo 278 del Codice Penale“.