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E al Salone del libro si rafforza l’asse Renzi-Chiamparino

Succede ogni anno. Al Salone del Libro di Torino le vere star finiscono per essere i politici, con buona pace di scrittori ed editori. E anche quest’anno il copione non cambia. Anzi la politica irrompe subito alla cerimonia di inaugurazione.

Il riferimento non è all’erudito ministro dei beni culturali Massimo Bray, che ha tagliato idealmente il nastro di inaugurazione di Librolandia e che si è impegnato a battersi per portare più soldi alla cultura. Sotto i riflettori c’è Sergio Chiamparino, che dopo aver rotto gli indugi, per puntare alla leadership di quel che resta del Pd è assediato da fotografi e giornalisti non appena varca le vetrate del Lingotto Fiere.

Qualcuno gli chiede a bruciapelo quando si dimetterà dalla presidenza della Compagnia di Sanpaolo, e lui serafico risponde “Ogni cosa a suo tempo”, mentre incede a grandi falcate tra i flash dei fotografi verso la sala dell’inaugurazione. Le domande si accavallano, ma lui non sembra prodigo di dettagli. Le malelingue torinesi dicono che da qui ai prossimi mesi prima di mollare il colpo alla Compagnia di Sanpaolo assisteremo a qualche altro tira e molla. Per ora l’unica cosa certa è la frase che ha lasciato cadere prima di andarsi a sedere in platea accanto al presidente della Fondazione Crt, Antonio Maria Marocco. “Renzi mi ha telefonato per dirmi che è una bella notizia”.


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