Cambio al vertice dell’associazione montezemoliana Italia futura. Nuovo direttore, al posto del deputato di Scelta civica, Andrea Romano, è Simone Perillo, già responsabile territoriale di IF che in una conversazione con Formiche.net delinea strategie future e priorità. La sua ricetta? “Giù tasse e spesa pubblica per aprire finalmente la concorrenza in Italia su trasporti ed energia”.
Come cambia Italia Futura?
In primo luogo incrementando la partecipazione delle persone e delle idee, attraverso una forma di adesione maggiormente diretta e con una diversa organizzazione di contenuti e proposte. Proprio per raggiungere un numero sempre crescente di interlocutori stiamo immaginando un sito di IF più interattivo, capace di dare concretezza a dichiarazioni di principi.
Pochi giorni fa il netto editoriale di Montezemolo e Rossi per chiedere di riprendere “la strada maestra”: siete pentiti dell’alleanza con Scelta civica?
No. Quell’editoriale rivendicava il contributo dato da IF in termini di persone, risorse, impegno e che ha portato in Parlamento tante persone provenienti dalla nostra realtà associativa. Ciò non toglie che facciamo due mestieri diversi e di conseguenza IF continuerà a essere uno stimolo all’interno di Sc, ma non solo. Penso a tutti gli interlocutori che vorranno guardare alle nostre proposte e confrontarsi con noi.
Uno di questi potrebbe essere Michele Boldrin, neo presidente di Fermare il declino, che chiama a raccolta tutti i liberalriformatori: possibile una federazione in vista delle europee del 2014?
Mi sembra prematuro parlarne. Sicuramente vi è una sensibilità comune su temi riformatori, su principi di libertà economica e sulla riduzione della pressione fiscale con gli animatori di Fermare il declino. E che rappresentano una base su cui confrontarsi. Ma di qui alle europee ci sono molti mesi ancora.
Nicola Rossi da queste colonne ha chiesto di non guardare solo alle politiche redistributive: cosa vi aspettate dunque dal governo Letta?
Le priorità per ridare slancio all’economia sono di due ordini. Da un lato una riduzione ragionata del carico fiscale sul mondo del lavoro e delle imprese, che sia accompagnata alla rivisitazione della spesa pubblica. Ciò è utile per restare coerenti con i parametri di bilancio. In secondo luogo occorre un rilancio vero di politiche per la concorrenza soprattutto in ambiti come l’energia e i trasporti, dove poco era stato fatto. Intervenire in quei settori significa liberare le energie che ci sono nel paese, permettendo che la concorrenza non sia solo uno slogan.
Quali sono stati gli errori commessi in campagna elettorale?
Di errori è ovvio che ne siano stati commessi, non dimentichiamo che la mobilitazione è avvenuta in pochissimi mesi da parte di persone con scarsa esperienza politica. Ma adesso ciò che serve è concentrarci sulle cose da fare e non su quelle che non sono state fatte.
Imu e tasse: vi soddisfano i primi passi del governo?
Si tratta proprio dei primissimi passi, ci tocca attendere l’impatto che avranno nell’economia complessiva. Per cui è ancora prematuro dare un giudizio, ma i primi segnali sono incoraggianti. La certezza è rappresentata dal fatto che occorre uno sforzo collettivo di responsabilità per tirare fuori il paese dalle secche.
Un “freno a mano” permanente per gli investimenti stranieri in Italia è rappresentato dalla lunghezza burocratica e della giustizia: come risolverla?
L’attrazione di investimenti stranieri è una delle chiavi per rendere l’Italia protagonista nell’economia mondiale, ma da un lato gli ostacoli burocratici che rendono complesso ottenere autorizzazioni e licenze, dall’altro i tempi della giustizia civile per giungere alla soluzione di un contenzioso sono due disincentivi. Su questo noi puntiamo con decisione sulla semplificazione dei procedimenti della giustizia civile, perché solo sbloccando un vero e proprio tabù esistente nel paese si potrà consentire all’imprenditore di avere la certezza del diritto, che gli possa permettere di valutare tempi e ambiti per ottenere il riscontro al proprio investimento.
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