Un cartello di idee per stimolare una costituente di destra, razionale, europea e non demagogica per rientrare nel dibattito politico nazionale e prepararsi all’appuntamento delle elezioni europee del 2014. Si scorgono i primi passi dell’idea di un’An 2.0, il rassemblement tra i contenitori della destra italiana, al momento iperbalcanizzata, che stanno verificando l’esistenza delle condizioni per tornare a dialogare e offrire una proposta elettoralmente spendibile ed unitaria. Alle prime resistenze delle scorse settimane, dovute a vecchie ruggini e a malumori (ancora esistenti) verso chi vorrebbe lasciare scranni e incarichi a figli e figliastri, si sta affiancando una logica ragionevolezza delle cosiddette colombe. Che invitano ad aprire una pagina nuova, anche alla luce delle molteplici incertezze che nel centrodestra si stanno facendo largo. Non solo le questioni personali e giudiziarie legate a Silvio Berlusconi, ma il dibattito interno nel Pdl circa la gestione del partito che procedono di pari passo con il primo mese del governissimo di Letta e Alfano.
L’imperativo, a destra, sembra essere quello di provare ad affrontare una nuova scommessa, ma senza lasciarsi distrarre da nostalgismi e riedizioni del passato. Per dirne una, se l’occasione fosse solo quella di rimettere insieme foto in bianco e nero senza una proposta moderna e credibile, allora sarebbe meglio lasciar perdere, ragiona sottovoce un dirigente di quel mondo, che di coraggio ne ha dimostrato parecchio in passato (quanto a poltrone lasciate dalla sera alla mattina). Che invece punta a guardare più lontano, al futuro del centrodestra italiano che dovrà gioco forza nascere quando l’esperienza politica di Berlusconi volgerà al termine.
Per il momento i primi segni di questo attivismo destroso si ritrovano, oltre che in un vertice romano in un prestigioso ufficio di via Veneto e in un possibile appuntamento pubblico prima della pausa estiva, in due tweet di Roberto Menia, reggente di Fli e una delle anime più movimentiste delle ultime settimane, impegnato in incontri e convegni da nord a sud per tastare il polso di un possibile elettorato di riferimento. Che ha pubblicamente fatto il proprio endorsement per Gianni Alemanno sindaco, in occasione del ballottaggio per il Campidoglio e ha chiesto al governo di aprire la fase due, “giù irap e irpef”. Che, in maniera alquanto singolare, risulta lo stesso invito che a Letta hanno fatto nell’ordine Matteo Renzi, Raffaele Fitto e pezzi consistenti di Confindustria.
Il difficile però viene adesso. Non solo risultare credibili di fronte a nuovi e vecchi elettori (ingannati da svolte, uscite di pista e inversioni di marcia), ma tentare di non scivolare nell’ennesimo pastrocchio all’italiana: dove la mancanza di chiarezza e la ricerca spasmodica di un Renzi di destra vengano gestiti con gli stessi strumenti che hanno prodotto lo sfascio attuale.
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