Accordo trovato: Apple è pronta a entrare nel mercato della musica in streaming con il servizio iRadio.
Attualmente a firmare l’accordo generale sarebbe stata solo Warner, che insieme a Universal e Sony detiene la quasi totalità dei diritti discografici. Apple garantirà a Warner entrate pubblicitarie pari al 10%, una cifra 2,5 volte superiore a quella pagata da Pandora, suo diretto concorrente.
Sony, invece, avrebbe detto di essere molto vicina a un’intesa con l’azienda di Cupertino, probabilmente alle stesse condizioni concesse a Warner mentre lo scorso mese un accordo parziale è stato raggiunto con Universal, la quale si riserva però di valutare una nuova versione del contratto. Universal avrebbe infatti accettato nei giorni scorsi una versione più limitata del contratto che permetterebbe ad Apple di trasmettere in streaming internet parte dei più di otto milioni di brani in totale presenti nel catalogo delle tre aziende, ma senza la possibilità di scaricarli o acquistarli.
Secondo il Financial Times e il Wall Street Journal l’azienda di Cupertino dovrebbe annunciare il nuovo progetto al Worldwide Developers Conference, la conferenza annuale degli sviluppatori che inizierà in California il 10 giugno.
Le trattative
Nonostante le ambizioni del gruppo guidato da Tim Cook in merito all’iRadio fossero molto ampie, lo sviluppo del servizio da parte di Apple ha subito una battuta d’arresto sul fronte degli accordi con le case discografiche. Felici di promuovere i loro brani musicali attraverso la radio online del gruppo di Cupertino, le case discografiche hanno tentato di strappare condizioni più favorevoli in un settore che si presta a rappresentare il futuro della radio.
Il punto centrale della questione è stato legato fin dall’inizio delle trattative alle royalties da riconoscere alle etichette. Apple avrebbe offerto inizialmente royalty di circa il 6% per ogni 100 canzoni suonate in streaming.
Il finanziamento
Le indiscrezioni che circolano in rete lasciano pensare a un profilo base gratuito per i clienti di iRadio. Secondo il Financial Times, Apple non ha voluto replicare il modello di Spotify o Deezer, per evitare il rischio di cannibalizzare il suo redditizio store iTunes. La grande Mela avrebbe invece intenzione di finanziare il servizio tramite la pubblicità e l’incremento di vendita dei brani a 99 centesimi su iTunes store, il negozio di musica digitale dell’azienda californiana che nel suo ecosistema conta decine di milioni di utenti registrati con carte di credito attive che comprano musica, film, telefilm e applicazioni per iPad e iPhone. Una risorsa che fa molto gola alle Major.
La concorrenza di Google
Lo scorso mese anche Google ha lanciato il suo servizio in streaming, ‘All Access’ nel cui intento si cela l’occasione di offrire ai consumatori una ragione in più per utilizzare il sistema operativo Android impiegato negli smartphone. Una sfida alla rivale Spotify, che conta oltre sei milioni di utenti iscritti a pagamento e oltre 24 milioni di utenti attivi in 28 Paesi, ma che visti i tempi della sua reazione, è stata anche accolta da Apple.