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Turchia, Bonino e Dassù sperano in Gul

Continuano le proteste contro il premier Recep Tayyip Erdogan in Turchia. Quella che è cominciata come una protesta pacifica in difesa degli alberi del parco Gezi a Istanbul si è trasformata in una rivolta contro il governo e il tentativo di islamizzare le istituzioni e la vita quotidiana turca. Ieri sera è morto un ragazzo di 22 anni dopo essere rimasto ferito da colpi di arma da fuoco durante una manifestazione, secondo la tv privata NTV. Ma nel conflitto si intravede uno sviluppo positivo.

La speranza dell’Italia

Secondo il viceministro degli Esteri italiano, Marta Dassù, il presidente Abdullah Gul sta portando avanti “un’operazione di dialogo e di pacificazione di una situazione che altrimenti rischierebbe di diventare molto più dirompente”.

“Ho parlato con la nostra ambasciata ad Ankara per avere gli ultimi aggiornamenti, c’è uno sviluppo in un certo senso positivo”, ha detto Dassù ai microfoni dell’emittente Radio 24.

L’operato del presidente Gul

Il viceministro ha spiegato che “il presidente della Repubblica Gul nei giorni scorsi ha fatto una serie di osservazioni importanti, come quando ha sottolineato che la democrazia non riguarda soltanto le elezioni o ha detto che sono necessari il dialogo e la pacificazione. Ha incontrato il leader dell’opposizione, del partito repubblicano erede di Ataturk, e incontrerà il vice premier”.

E ha aggiunto: “La sensazione che abbiamo è che dalla presidenza della Repubblica si tenti un’operazione di dialogo e di pacificazione di una situazione che altrimenti rischierebbe di diventare molto più dirompente”.

Crisi di crescita

Alle aperture del presidente Gul ha fatto da contraltare la chiusura di Erdogan. Secondo Dassù, “in realtà nei giorni scorsi ha ammesso un eccesso di reazione, in linea con le proteste sia della baronessa Ashton sia della Casa Bianca”.

Il viceministro ha ricordato che Erdogan non è nel Paese, in questo momento si trova in visita in Marocco. “Credo che sia importante capire quello che sta vivendo la Turchia: le proteste di piazza Taksim hanno poco a che fare che con piazza Tahrir in realtà. La democrazia turca è molto più avanzata, il Paese ha vissuto dieci anni di grande sviluppo economico. Oggi ha una specie di crisi di crescita”, ha detto Dassù. Si tratta, secondo il viceministro, di una società molto polarizzata in cui il merito di Erdogan rispetto alle eredità secolari è di avere in qualche modo rimesso in gioco tutta la parte islamica e più profonda della Turchia, che gli ha anche garantito successo economico in questi anni.

Il peso dell’economia

Dassù ha spiegato che oggi ci sono tre fattori importanti che spiegano la crisi: il primo è un rallentamento economico (ieri la Borsa ha avuto un vero e proprio crollo), il secondo è lo sbilanciamento di Erdogan che ha vinto tre volte le elezioni con tassi di popolarità enormi ma poi ha cominciato ad applicato una serie di norme e leggi che hanno alienato una parte della popolazione; il terzo è la situazione regionale.

La Turchia, ha concluso Dassù, “ambiva a proporsi come grande modello per il mondo post-primavere arabe ed invece è andata a infrangersi (…) La realtà è che oggi la Turchia vive direttamente le onde d’urto della crisi siriana, che è per la Turchia un gravissimo problema, un problema diretto”.



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