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Ecco come i giornali americani giudicano lo spionaggio di Obama

Ecco un altro colpo di scena nella vicenda dello spionaggio delle telefonate negli Stati Uniti. Ieri il quotidiano britannico The Guardian ha rivelato che la National security agency (Nsa) e l’Fbi hanno spiato i registri delle chiamate, la durata, il luogo e gli utenti dell’operatore Verizon. Oggi il Washington Post ha rivelato che non solo sono state spiate le telefonate ma anche i server dei giganti del web. Per riuscirci, il governo americano ha utilizzato un programma chiamato Prism.

Cos’è il programma Prism

Una fonte del governo americano ha spiegato che Prism è un programma che permette all’Fbi di accedere ai siti delle maggiori aziende per autorizzare e controllare solo cittadini non americani o che vivono fuori dagli Stati Uniti. “Si tratta della più importante mole di dati d’intelligence di sempre, usata per proteggere la Nazione da molteplici minacce”, ha spiegato il funzionario. Il direttore della National intelligence, James Clapper, ha detto che i reportage del Guardian e del Washington Post sono pieni di imprecisioni ed errori.

Nonostante la spiegazione, negli Stati Uniti si è scatenata la polemica dopo la rivelazione che l’Fbi ha accesso diretto ai server di aziende come Microsoft, Google, Facebook, Skype e Apple, e che può estrarre foto, video e contatti attorno alla vita di milioni di cittadini.

Il silenzio di Obama

In questi giorni di critiche e polemiche sulla privacy negli Stati Uniti, il presidente Barack Obama è stato attaccato su tutti i fronti. In Rete è stato paragonato persino a George W. Bush. Su Twitter c’è chi ha sfruttato la coincidenza con l’anniversario dello sbarco in Normandia per parlare di Dday per la difesa del diritto di privacy.

Il New York Times ha attaccato Obama ancora prima delle notizie sul programma Prism: “L’amministrazione ha perso credibilità. Le telefonate spiate sono un abuso di potere che richiede vere spiegazioni”. Secondo il quotidiano, sempre vicino a Obama, fino ad ora il governo ha risposto con “le stesse banalità che ha usato ogni volta che il presidente Obama è stato sorpreso a eccedere nell’uso dei suoi poteri”, sostiene il quotidiano.

Le somiglianze con George W. Bush

Dopo la notizia dell’uso del programma Prism, il New York Times ha paragonato il caso a quanto è successo con George W. Bush nel 2007. In seguito agli attacchi dell’11 settembre del 2001, alcune aziende, tra cui Microsoft, hanno collaborato alle indagini aprendo i loro server alle autorità con “immunità” da azioni legali con fini di strategia di sicurezza. Secondo il Washington Post, in pratica, l’Fbi ha spazio di manovra nelle informazioni e lo dimostra il fatto che Apple abbia resistito per anni prima di entrare a farvi parte.

Sulla vicenda, Google precisa: “Di tanto in tanto alcuni sostengono che abbiamo creato una porta per il governo nel nostro sistema, ma Google non ha alcuna porta per il governo per accedere ai dati degli utenti”, mentre Apple ha detto di “non avere idea di cosa si stia parlando, di non avere mai fornito ad alcuna agenzia governativa alcun accesso ai propri server”.

Al di là delle diverse sfumature del caso, l’opinione pubblica è sconvolta di come Obama, che in passato aveva denunciato le forzature in materia di privacy della scorsa amministrazione, oggi sembri seguire gli stessi passi. L’Huffington Post ha titolato: “George W. Obama” con l’immagine di un fotomontaggio che ritrae la metà del volto di Obama e metà di quello di Bush.



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