Pdl, abbiamo un problema. “Manca un Renzi alla destra” riflette l’editorialista del Corriere della Sera Aldo Cazzullo che, in una conversazione con Formiche.net, analizza atteggiamenti ed errori commessi dal partito di Silvio Berlusconi all’indomani della debacle alle amministrative.
Ha ragione Galan a far dipendere la debacle pidiellina dal fatto che è diventato un partito, pesante come il Pci?
Galan è un simpatico liberale dalle buone intuizioni, per cui la considero solo una battuta. Dal mio punto di vista il Pdl paga il fatto che la sinistra, nonostante combini un sacco di guai e abbia affossato in un colpo solo il suo fondatore Prodi, ha il suo uomo di governo che è Letta e un leader come Renzi. A destra siamo ancora fermi a Berlusconi.
Neanche lui si immaginava questo dato?
In fondo Berlusconi ha compiuto un mezzo miracolo, qualsiasi uomo politico occidentale o orientale che avesse fatto anche una sola delle cose che lui ha combinato, non avrebbe fatto più politica. Il disprezzo che gli italiani nutrono nei confronti della politica è il motivo per cui Berlusconi conserva un ruolo ancora così egemonico sul campo. Però, da qui a dire che il centrodestra sia in fase propulsiva, dinamica o in salute ce ne passa.
É ormai fuori gioco?
Non lo credo, io resto convinto che l’Italia sia un Paese in cui il centrodestra è maggioritario. Ma in questo momento non ha le motivazioni per andare a votare i sindaci. Certo, se poi è Berlusconi ad essere in gioco o le tasse, allora gli italiani sanno cosa fare: l’affluenza cresce e il centrosinistra diminuisce. Le vittorie alle amministrative spesso sono state madri di sonore sconfitte alle politiche. Nel voto amministrativo la destra ha quasi sempre pagato pegno.
Ma stavolta ha dovuto cedere le sue roccaforti…
Si prenda Treviso, una città in cui la sinistra non ha mai vinto. Stesso discorso per Imperia.
Quale il nodo maggiore dunque?
Non c’è dubbio che nel Pdl vi sia un problema: non c’è un Renzi, non c’è dinamismo non c’è rinnovamento.
I difetti del Pdl sono ormai noti: cesarismo, leaderismo, approssimazione della classe dirigente. Chi non ha provveduto a sanare queste falle che invece il Pd ha mostrato di saper chiudere?
Attenzione, il Pd non canti vittoria, ha condotto una campagna elettorale in modo deludente, è passato dall’esperienza terrificante dell’elezione del Presidente ella Repubblica. E, prima ancora di tutto ciò, ha sprecato la carta Renzi. Insomma, la sinistra viaggia con un’elezione di ritardo. Non c’è dubbio che stando ai sondaggi che Berlusconi continua a sbandierare il Pdl sia in vantaggio, ma il prezzo maggiore lo ha pagato lunedì. Evidentemente è stato difficile motivare un elettorato che era rimasto deluso da promesse non mantenute, come meno tasse e rivoluzione liberale.
Vent’anni dopo la prima volta di Fini al Campidoglio, si è chiusa nello stesso luogo la storia post missina della destra italiana?
Sì. Fuori Roma si tende a pensare alla Capitale coma ad una città di sinistra, in realtà è una città con una forte destra che ha addirittura una memoria abbastanza conciliata con il fascismo, cosa che al nord non esiste, però vincono le maggioranze di centrosinistra: è sempre stato così.
Come spiegare questa discrasia?
Nel ’93 vinse Rutelli, così come nel ’97. Nel 2001, nel pieno dell’onda berlusconiana, Veltroni vinse nettamente il ballottaggio, solo nel 2008 passo la mano. Non è clamorosa la vittoria di Marino, lo è la sconfitta di Alemanno.
Solo questione di nomi?
É un modello che è andato in crisi, An non esiste più: qualche problema la destra a Roma ce l’ha.
Le percentuali di Grillo invece possono essere attendibili?
Questi sono voti bugiardi. Grillo non è al 3%, è più forte. Detto questo è chiaro che il 25% non era un punto di partenza ma il massimo storico dovuto a una serie di contingenze incredibili: l’insipienza dei partiti tradizionali incapaci di fare le riforme annunciate, a cominciare dal dimezzamento dei parlamentari e dei loro emolumenti. Credo che il 25% non lo prenderà mai più: è un fenomeno da tenere d’occhio, che non è finito. Ma è impressionante il modo repentino con cui prima si è gonfiato e poi si è sgonfiato.
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