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Google Glass sotto gli occhi dei Garanti della privacy

Forse Google pensava di averla scampata rinunciando all’applicazione “Tits and Glass” di Mikandi, la piattaforma specializzata in app per soli adulti destinata ad approdare sugli innovativi Google Glass. Conosciuti come gli occhiali di Google, i Glass si basano su una tecnologia che comprende una microcamera, un microfono ed un dispositivo Gps con accesso ad Internet. Ma la possibilità di fruire di contenuti pornografici sui futuristici occhiali era solo la punta di un iceberg che per i Garanti della privacy di tutto il mondo adesso sembra insormontabile.

La lettera dei Garanti

Riunite nel Gpen (Global Privacy Enforcement Network), le Autorità di protezione dati di diversi continenti hanno messo nero su bianco le loro richieste di chiarimento in una lettera inviata alla multinazionale californiana: Quali informazioni raccoglie Google attraverso i “Glass”, i famosi occhiali a realtà aumentata? Con chi le condivide? Come intende utilizzarle? Come viene garantito il rispetto delle legislazioni sulla privacy? Come pensa Google di risolvere il problematico aspetto della raccolta di informazioni di persone che, a loro insaputa, vengono “riprese” e “registrate” tramite i Glass?

I timori per il riconoscimento facciale

Sembra che a destare maggiore preoccupazione riguardo all’impatto privacy che può derivare dall’uso dei Google Glass siano i timori sul possibile uso di sistemi di “riconoscimento facciale”.
Forti critiche su questa possibilità erano giunte precedentemente anche dal Congresso Usa che ha chiesto a Google di chiarire se i suoi nuovi Glass possano o no violare il diritto alla riservatezza degli americani. Per vederci chiaro la Commissione bipartisan sulla privacy aveva anche’essa inviato una lettera a Larry Page, ponendogli otto domande. Dopo aver ricordato i problemi di Google per aver raccolto dati senza autorizzazione tramite Street View negli anni scorsi, il Congresso chiedeva informazioni per evitare che la storia si ripetesse con particolare riferimento alle indiscrezioni sul fatto che gli occhiali potrebbero essere dotati di riconoscimento facciale per ottenere informazioni su chi si guarda, e se gli stessi saranno in grado di memorizzare autonomamente dati.

Le richieste dei Garanti

Il concerto delle Autorità sulla scia del Congresso Usa ha quindi chiesto alla società un sollecito riscontro sulle implicazioni privacy legate allo sviluppo di questa nuova tecnologia e sulle misure che intende prendere per garantire il rispetto della vita privata in tutti i Paesi del mondo.
Ad oggi nonostante le continue richieste di chiarimento nessuna Autorità di protezione dati è stata sentita dalla multinazionale e le uniche informazioni di cui dispongono i Garanti, derivano in gran parte dai media o dalla pubblicizzazione del dispositivo ad opera della stessa Google.

Il commento del Antonello Soro

“Le nuove tecnologie sono state sempre connotate dal binomio ‘opportunità-rischi’ – afferma Antonello Soro, Presidente del Garante privacy – ma certo i Google Glass lasciano prevedere grandi pericoli per la vita privata. Chiunque finisse nel raggio visivo di chi indossa questi occhiali – continua Soro – potrebbe, a quanto è dato sapere, venire fotografato, filmato, riconosciuto e, una volta avuto accesso ai suoi dati sparsi sul web, individuato nei suoi gusti, nelle sue opinioni, nelle sue scelte di vita”.

Per evitare che la vita degli individui finisca nelle micro memorie degli occhiali o rilanciata in Rete Soro ricorda che “ci sono già norme che vietano la messa on line di dati personali senza il consenso degli interessati”. Ma queste leggi possono non bastare: “Serve un salto di consapevolezza da parte di fornitori di servizi Internet, degli sviluppatori di software, e degli utenti. E’ indispensabile ormai riuscire a promuovere a livello globale un uso etico delle nuove tecnologie”, conclude il Garante italiano.

 


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