Giocano la carta della trasparenza gli Stati Uniti che, per promuovere le ragioni di “un mondo più sicuro”, hanno deciso di aprire “porte e finestre” del Mobile User Observer System (Muos) di Niscemi, perno di un nuovo sistema di comunicazione globale satellitare affidato al controllo del Patto Atlantico.
A guidare una visita alla base siciliana sono state alcune autorità americane e funzionari dell’Ambasciata Usa a Roma, che hanno illustrato l’importanza geopolitica dell’impianto e le sue ricadute economiche sulla regione.
La partenza del nuovo sistema di comunicazione è attesa con particolare attenzione non solo per la strategica posizione geografica della Penisola, ma per la funzione che il sistema di comunicazione svolgerà in situazioni di crisi. Un fronte d’intervento – ha ricordato un funzionario Usa – “che vede collaborare congiuntamente Italia e Usa da oltre 60 anni”.
Proprio “la salda amicizia e alleanza condivisa con l’Italia negli interessi e nelle prospettive mondiali” non fa temere agli Usa che l’atteso parere dell’Istituto superiore di Sanità sulla presunta nocività delle onde elettromagnetiche emesse dalle antenne dell’impianto possa impedire che i lavori nel sito, ora interrotti, possano proseguire.
Attorno alla momentanea battuta d’arresto, si condensano le proteste del comitato No Muos, che rivendica la certezza che il sistema di comunicazione non sia sicuro per la salute.
Un aspetto, affermano i tecnici e le autorità americane, “totalmente smentito dagli studi effettuati”, ma nel quale in ogni caso “ripongono la massima attenzione”, nonché “un rispetto incondizionato verso le domande legittime che pone la popolazione siciliana”.
“Le emissioni delle antenne – ha spiegato John Oetting, esperto e professore della John Hopkins university – sono inferiori in potenza a quelle generate da un forno a microonde o da un comune telefono cellulare” e vengono controllate autonomamente da Ispra e Arpa.
Per il Console generale statunitense a Napoli, Donald Moore, “c’è massima fiducia che la vicenda possa chiudersi, nei tempi che le autorità italiane stabiliranno, in modo assolutamente positivo”.
Fatte salve le rassicurazioni sulla sicurezza sanitaria dell’impianto, a tranquillizzare i partner internazionali dell’Italia sulla volontà politica di difendere il sistema di comunicazione ci aveva già pensato le scorse settimane il ministro della Difesa Mario Mauro, ricordando la strategicità del Muos.
L’aria che si respira nella base, “un esempio di collaborazione costante tra forze italiane e statunitensi”, sottolineata dal generale Luca Goretti, “è di grande responsabilità ed attenzione”, viste anche le recenti polemiche. Nel sito, italiano ma ceduto in gestione agli Usa, sotto la comune bandiera della Nato, presta servizio 24 ore su 24 una squadra “mista” di 42 marinai americani, quattro lavoratori italiani e un membro dell’Aeronautica italiana.