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Maturità 2013, la traccia di economia analizzata dallo storico Sapelli

L’analisi della traccia economica alla maturità 2013 del professor Giulio Sapelli, docente di Storia Economica presso l’Università degli Studi di Milano, cerca di immedesimarsi nei maturandi alle prese con la prova scritta. Ecco la conversazione di Sapelli con Formiche.net

Professore, come avrebbe svolto il tema economico?
Innanzitutto credo che sarebbe stato meglio se i ragazzi avessero potuto leggere Schumpeter, autore di “Capitalismo, socialismo, democrazia”. Tra mercato e democrazia ci sono rapporti non fissati da alcuna legge: è scientificamente insostenibile che l’uno con l’altro siano consustanziali. Vi sono mercati che vivono in feroci dittature, come quella di Pinochet, e invece democrazie che si reggono con prevalenza su sistemi pubblici come l’Italia. Si tratta di un esercizio molto interessante in quanto non vedo leggi ferree ma tutto è assegnato alla cultura dei popoli e alla qualità della leadership, tanto economica quanto politica. Esiste inoltre una polifonia di allocazione di tali fattori.

Stato e mercato, chi deve prevalere e perché?
Credo che non ci sia nulla di deterministico mentre invece noto che l’infermità del pensiero economico oggi provoca moltissimi determinismi: in quanto l’economia non è più una scienza sociale ma spesso solo una tecnica di portafoglio. Mi ha colpito recentemente il libro scritto da Mogol Oglu sull’origine della dittatura della democrazia, settecento pagine zeppe di formule, ma in cui non viene citato neanche una volta Barrington Moore, autore del più importante volume del novecento in materia che resta un libro fondamentale per qualsiasi uomo colto.

Scelta azzeccata dunque?
Un bel tema dove però, visto il pensiero unico veicolato ai ragazzi dagli economisti, è un vero peccato che non siano più frequentemente pubblicate delle monografie. Sarebbero di grande aiuto.

Democrazia e percezione negli Stati: che ruolo ha svolto ad esempio la troika non solo negli interventi economici ma nel rapporto con i singoli Stati nazionali?
E’ un elemento complesso che i cittadini non hanno ben conosciuto. Come avevo osservato nel mio volume su democrazia e rappresentanza tra funzione e territorio, la troika è la realizzazione visibile ai più del fatto che non viviamo in democrazia ma in poliarchia. Ovvero in rappresentanze territoriali accanto a quelli che io chiamo i poteri situazionali di fatto, che possono essere istituzionali o no. Ai secondi appartengono le grandi imprese, i gruppi di interesse che esercitano sui Parlamenti un’azione di lobby quando non di collusione. Purtroppo nei Paesi più civilizzati come l’Europa ci sono lobbies, in quelli meno civili predomina la logica corruttiva. E poi ci sono le logiche legate alle poliarchie.

Quale influenza esercitano?
Hanno rappresentanti funzionali agli obiettivi, in questo caso alle istituzioni europee. Che non vanno negate in sé, non dovremmo avere nulla contro le troike. Ce l’ho con le politiche portate avanti dalle troike, se facessero politiche keynesiane io direi “viva la troika”. Il problema è che, invece, sponsorizzano politiche neoclassiche e stupidamente di austerity che ci porteranno alla rovina. Il mondo vive di troike e per fortuna che ci sono, altrimenti avremmo le dittature della maggioranza come ci diceva Benjamin Constant che personalmente temo non poco.

twitter@FDepalo


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