Proprio ieri mattina, durante l’udienza generale in piazza San Pietro, Papa Francesco ha raccontato che prima di uscire da Santa Marta si era intrattenuto a pregare “quaranta minuti più o meno” con un pastore evangelico. “Abbiamo pregato insieme, cercando l’unità”. Nelle stesse ore, a Berlino, la Chiesa evangelica di Germania presentava l’atteso documento sulla politica familiare da perseguire nei prossimi anni. Una sorta di programma racchiuso in 162 pagine che, come riporta il sito Vatican Insider, ha richiesto un lavoro di tre anni.
Allargare il concetto di famiglia
Il contenuto del paper è chiaro e rappresenta una svolta: il concetto di famiglia va allargato e va separato dall’istituto del matrimonio. La famiglia, si legge ancora, è costituita dai “genitori (uno o due) con i loro figli carnali, adottivi o in affidamento”, ma anche da quelle formatesi in seguito a un divorzio o seconde nozze. Il punto più controverso, però, è un altro: per la Chiesa evangelica tedesca, infatti, famiglia sono anche le coppie senza figli e le coppie omosessuali. Una posizione sui generis, tanto che il quotidiano Die Welt sottolinea come una tale presa di posizione non faccia altro che allontanare la chiesa riformata dall’idea di matrimonio come legame indissolubile. Il presidente della Chiesa evangelica di Germania, Nikolaus Schneider dice che “bisogna prendere atto della realtà”, dal momento che “oggi la famiglia esiste in forme molto diverse”.
Un dialogo difficile
Tesi inconciliabili con la dottrina cattolica e che rappresentano un serio ostacolo sulla strada del dialogo invocato ancora ieri dal Papa. E tutto ciò accade proprio nei giorni in cui a Ginevra la chiesa di Roma e la federazione luterana mondiale firmano un documento unitario, “Dal Conflitto alla Comunione”, in cui si fissano cinque imperativi economici per superare le incomprensioni reciproche risalenti alla frattura del 1517.
La prudenza di Francesco
E’ sulla morale, dunque, che la Chiesa cattolica e quella evangelica di Germania rischiano di vedere aumentare la distanza che le separa. Francesco non ne ha parlato ieri né con ogni probabilità lo farà nei prossimi giorni. Come sui grandi principi non negoziabili, preferisce mantenere un profilo basso. Lo si è appurato anche domenica scorsa in piazza San Pietro, durante l’omelia per la celebrazione dell’Evangelium Vitae, la grande enciclica sociale del 1995 promulgata da Giovanni Paolo II dedicata all’affermazione della sacralità della vita. Il Papa si è limitato a un solo accenno a quel testo e mai ha citato le parole aborto ed eutanasia come avevano fatto tante volte i suoi predecessori. La continuità con Wojtyla e Ratzinger non è in dubbio, basta leggere gli scritti dell’allora cardinale Bergoglio. E ancora il giorno prima, ricevendo una delegazione di parlamentari francesi, aveva ricordato che tra i loro compiti ‘c’è anche quello di abrogare le leggi”. Un riferimento che molti hanno rapportato al controverso provvedimento legislativo promosso dal ministro Taubira che legalizza le unioni omosessuali. Anche in questo caso, però, Francesco ha usato cautela.
Continuità con i predecessori, ma stile diverso
La differenza è di stile: per il momento, Francesco preferisce lasciare campo alle conferenze episcopali nazionali, scriveva lunedì scorso sul Corriere della Sera Luigi Accattoli. Non vuole intervenire in modo diretto, forse per non “tirare pugni nello stomaco di chi non la pensa come lui”, diceva in un’intervista al Foglio il presidente del Movimento per la Vita, Carlo Casini.