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Ecco perché la Grecia rischia la crisi di governo

Rischio crisi per il governo greco. Il fattore scatenante è la chiusura di Ert, la rete radiotelevisiva pubblica spenta con decreto governativo – fermato dall’Alta Corte di Stato – come “occasione” per un redde rationem su vertenze lunghe un anno e divergenze strutturali di vedute. I tre alleati che compongono la maggioranza di governo in Grecia registrano la defezione del democratico Fotis Kouvellis, leader del Dimar, che ha ritirato il suoi ministri dall’esecutivo targato Samaras e conseguentemente l’appoggio al governo di larghe intese. La decisione è arrivata dopo un vertice notturno proseguito nella giornata di oggi, che ha innescato subito numerose reazioni a catena sia interne alla maggioranza (con il riposizionamento dei socialisti del Pasok), sia esterne al Paese, con le fibrillazioni dei mercati e soprattutto dei creditori.

Arriva un rimpasto?
Il premier Samaras in serata incontrerà il leader del Pasok Evangelos Venizelos, che i bookmakers danno prossimo ad accomodarsi sulla poltrona di ministro degli Esteri e di vice Premier. Forse per sondaggi in picchiata, che danno socialisti e democratici insieme al 10%, l’ex ministro delle Finanze non intende avallare il ricorso a urne anticipate. E ha dato la sua disponibilità al premier a sostenerlo per altri tre anni, fino alla naturale scadenza del mandato. Del rimpasto se ne discuteva da mesi, in verità, ma il caso Ert ha innescato una brusca accelerazione alla crisi che, se non vedesse la luce con il voto di fiducia in Parlamento, potrebbe portare a nuove elezioni.

Lo scetticismo della Troika
Le nuove elezioni non sono ben viste dalla totalità degli osservatori internazionali, Troika in testa, che non vorrebbe correre il rischio di un’interruzione del memorandum imposto proprio da Banca centrale europea, Unione europea e Fondo monetario internazionale. Ragion per cui numerose sono state in queste ore le pressioni proprio esercitate su Kouvellis per non far mancare l’appoggio esterno al nuovo esecutivo “bipolare”, che dovrebbe sostenersi sulle gambe dei conservatori e dei socialisti.

Incubo caos
Non sono pochi, altresì, i commentatori che individuano nel timore del possibile caos ellenico, la volontà del governo di andare avanti ugualmente. Il partito neonazista di Alba dorata, ad esempio, è dato costantemente al terzo posto del gradimento nel Paese con il 12%, dietro i radicali di Syriza impegnati in un testa a testa con Samaras proprio al 25%. Un’eventuale vittoria del giovane Alexis Tsipras significherebbe uno stop delle misure imposte dalla Troika e avallate dal Parlamento ellenico. Con riverberi finanziari precisi non solo sui mercati, ma anche nei conti di chi fino ad oggi ha prestato all’Ellade 250 miliardi di euro.

Exit strategy
Al netto di voti di fiducia e prestiti ponte (in settimana dovrebbe arrivare ad Atene una nuova tranche da 4 miliardi di euro) i continui report del Fmi su errori e sbavature attuative, dimostrano che la scelta di chiudere una voragine strutturale con altri e lunghi debiti, non porta che all’incremento della recessione nel Paese. Con un record di disoccupazione infranto ogni tre mesi: l’ultimo dato dice 27,4%.

twitter@FDepalo


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