Papa Francesco interviene a sorpresa ancora sullo Ior, l’Istituto per le opere di religione al centro di polemiche e sospetti riguardo le sue attività bancarie. Dopo la nomina di monsignor Battista Ricca quale nuovo prelato (la carica era vacante da due anni e mezzo, da quando mons. Piero Pioppo era stato nominato nunzio in Camerun) fatta dalla commissione cardinalizia di vigilanza su sollecitazione diretta del Pontefice, Bergoglio ha deciso di fare di più. Con un Chirografo datato 24 giugno, il Papa ha infatti istituito una Pontificia commissione referente sullo Ior. L’obiettivo è chiaro, e lo stesso Francesco lo spiega: “Raccogliere puntuali informazioni sulla posizione giuridica e sulle varie attività dell’Istituto al fine di consentire, qualora necessario, una migliore armonizzazione del medesimo con la missione universale della Sede Apostolica”.
Un salesiano alla guida della commissione
A presiederla, Bergoglio ha chiamato il cardinale salesiano Raffaele Farina, ottant’anni il prossimo settembre, archivista emerito dell’Archivio segreto vaticano e bibliotecario emerito della Biblioteca apostolica. Ad affiancarlo, il cardinale Jean-Louis Tauran, il vescovo Juan Ignacio Arrieta Ochoa de Chinchetru, il segretario mons. Peter Wells e la professoressa Mary Ann Glendon. L’attività della commissione è delineata punto per punto nel chirografo. Innanzitutto, dovrà raccogliere documenti, dati e informazioni necessari al fine che si propone. E per fare ciò, potrà dotarsi di “poteri e facoltà adeguati allo svolgimento delle proprie funzioni istituzionali”, tenendo presente che “il segreto d’ufficio e le altre eventuali restrizioni stabiliti dall’ordinamento giuridico non inibiscono o tutelano l’autonomia e l’indipendenza delle Autorità che svolgono attività di vigilanza e regolamentazione dell’Istituto”, che – come si legge nel documento ufficiale – “rimangono in vigore”.
Le rassicurazioni di Von Freyberg e Cipriani non bastano
Il Papa vuole capire di più quello che accade nel torrione di Niccolò V, e per questo chiede che la commissione lo tenga “informato delle proprie attività nel corso dei suoi lavori”, ancor prima di consegnare a lui e a lui soltanto “gli esiti del suo lavoro nonché l’intero suo archivio”. Fondamentale, si legge, “la tempestività” in cui dovrà essere fatto tutto ciò. Non sono bastate, evidentemente, le rassicurazioni a mezzo stampa del presidente dello Ior, il cavaliere Ernst Von Freyberg e le parole del direttore generale Paolo Cipriani. Bergoglio, “sentito il parere di diversi cardinali e altri fratelli nell’episcopato, nonché di altri collaboratori”, desidera che la banca vaticana diventi un edificio di cristallo. Massima trasparenza, chiarezza assoluta sulle attività e sui conti, missione che deve essere in linea con quella che lui si è dato una volta asceso al Soglio di Pietro. Per settimane, Francesco ha esaminato le carte e riordinato le idee su quanto si era discusso a proposito dello Ior nelle congregazioni cardinalizie antecedenti il Conclave. Qualcuno, come i cardinali Schönborn e Onaiyekan chiedevano di trasformarlo in banca etica o addirittura di chiuderlo.
Il metodo Bergoglio
Già a fine aprile, in una delle omelie a Santa Marta, il Papa aveva spiegato che nella chiesa c’è troppa burocrazia, che questa è necessaria “ma fino a un certo punto”. E l’aveva detto citando i dipendenti dello Ior lì presenti. Frase che aveva costretto la Segreteria di stato, nella persona di mons. Sostituto, Angelo Becciu, a smentire ogni imminente decisione riguardo l’istituto fondato da Pio XII. Poi è stata la volta della nomina di Ricca a prelato (uomo di fiducia, diplomatico e direttore della Casa di Santa Marta) e ora la commissione incaricata di operare una profonda ma rapida ricognizione su tutte le attività dello Ior.
E’ lo stesso sistema adottato in merito alla riforma della Curia: un gruppo di persone fidate che si riunisce e studia come aggiornare, migliorare e modificare la macchina governativa. Solo dopo, una volta esaminate le risultanze dell’indagine, Francesco deciderà quali dicasteri eliminare, quali accorpare e quali (se necessario) creare ex novo. I primi cento giorni di Francesco sono stati all’insegna della prudenza. Ha voluto farsi un’idea della realtà che andava a guidare, consultando amici e collaboratori e studiando le carte. Finita questa fase, sta passando all’azione. E già prima del viaggio a Rio de Janeiro per la Giornata mondiale della Gioventù di fine luglio potrebbero esserci i primi rimpasti curiali.