La crisi economica determina “una costante contrazione della domanda di energia elettrica: siamo tornati indietro di almeno 10 anni e da ormai venti mesi i consumi elettrici continuano a ridursi”, ha sottolineato il presidente di Assoelettrica, Chicco Testa, in occasione dell’assemblea annuale.
“Come sappiamo – ha affermato Testa – la crisi che dura ormai dal 2008 non è circoscrivibile solo al nostro Paese o alla sola Europa. In forme diverse, essa riguarda diverse aree del mondo. Ma in nessuna parte ha assunto la profondità che ha raggiunto in Europa e, in particolare, in alcuni paesi, fra cui l’Italia, malato gravissimo fra molti malati gravi”.
Secondo Testa il settore dell’energia “non fa differenza e le cause, oltre che nel clima recessivo generale, sono da individuare anche in una serie di errori, compiuti nonostante se ne potessero facilemente prevedere le conseguenze”.
“Siamo nel pieno di quella che dovremmo chiamare una tempesta perfetta, nella quale diversi elementi, in una concordanza e ridondanza esemplare e perversa, concorrono uniti a rendere la situazione sempre più critica e ad occludere, speriamo soltanto apparentemente, ogni via d’uscita”, ha detto il Presidente.
Rivedere la fiscalità
È necessario “rivedere la complessa, onerosa e macchinosa fiscalità energetica: la fiscalità non deve essere aumentata, le casse dello Stato non possono continuare ad alimentarsi attraverso gli oneri che gravano sul sistema energetico”. Complessivamente le tasse gravano sulle imprese del settore per circa 100 miliardi all’anno ha sottolineato il presidente di Assoelettrica.
Robin tax
Secondo Testa “la Robin tax è una misura discriminatoria”, che “andrebbe completamente eliminata e non utilizzata come nuovo bancomat”. La Robin tax, ha aggiunto, “è espressione di una fiscalità concepita con intenti punitivi, che colpisce operatori che stanno affrontando una difficile congiuntura e che sottrae risorse che potrebbero essere impiegate per la soluzione dei problemi del settore, sottraendo al sistema risorse che potrebbero essere utili per investimenti infrastrutturali”. Secondo il presidente di Assoelettrica “non è con l’inasprimento fiscale che si risolvono i problemi del settore elettrico. E, in ogni caso, quelle risorse andrebbero destinate al medesimo sistema elettrico al fine di alleviare il peso degli oneri di sistema”.
Tornando sulla Robin tax, Testa ha aggiunto che “l’aumento dell’aliquota aggiuntiva al 10,5% deciso nel 2011 doveva essere un provvedimento transitorio, valido fino a tutto il 2013: mi auguro, l’anno prossimo, di non essere costretto a considerare come una norma transitoria sia divenuta strutturale”.
“Sappiamo soltanto – ha riferito Testa – che se si sommano le accise sui carburanti, le royalties sulla upstream, gli oneri di sistema, l’Iva e le tasse che gravano sulle imprese si arriva a un contributo totale nell’ordine dei 100 miliardi all’anno”.
La critica a Confindustria
In occasione dell’assemblea annuale Testa ha affermato che “la struttura confindustriale appare troppo spesso gravata da procedure burocratiche eccessive, duplicazioni, mediazioni senza fine, posizioni corporative che confliggono con l’interesse generale”.
Secondo Testa, “la riforma delle strutture organizzative attende da troppo tempo. Assoelettrica ha aderito, seppur in forma limitata, a Confindustria Energia. Nei prossimi mesi è probabile che anche il vasto mondo delle aziende ex-municipalizzate entri a far parte del mondo confindustriale. Dobbiamo adoperarci tutti insieme – ha sottolineato – perché l’ampliamento della rappresentanza del mondo dell’energia non significhi la moltiplicazioni dei livelli decisionali o addirittura la contrapposizione di interessi. Dobbiamo individuare le poche e fondamentali cose che uniscono e che costituiscono l’interesse principale del mondo energetico”.
L’invito alle organizzazioni sindacali
Il presidente di Assoelettrica, Chicco Testa, rivolge poi un invito alle organizzazioni sindacali che rappresentano i lavoratori del settore “volto ad uno sforzo coraggioso di innovazione: dobbiamo rivedere a fondo una struttura contrattuale che scoraggia l’occupazione nelle nostre aziende, che protegge chi già sta dentro ma crea poche opportunità di nuovo lavoro”.
E in occasione dell’assemblea annuale, Testa ha affermato che “le ampie esternalizzazioni che le imprese elettriche hanno realizzato nello scorso decennio riducendo la forza lavoro impiegata direttamente non si superano estendendo il contratto elettrico anche alle imprese esterne, ma aumentando la flessibilità interna alle imprese. Spero – ha concluso – che questi anni che ci separano dalla prossima scadenza contrattuale possano servire ad approfondire la riflessione per preparare l’innovazione”.