Forza Italia 2.0? Ad essere sinceri non mi fa impazzire il nome, anche perché un ritorno al passato è sempre un errore “tecnico”. Poi si parla di “2.0“, quando già la comunicazione sta andando verso il “3.0”, anche se ancora gli stessi addetti ai lavori non hanno ben chiaro in cosa consista. E già questo dovrebbe farci riflettere tutti sul senso di questa operazione.
Mi sembra come se il PDL voglia cercare creare in laboratorio un progetto di centro-destra, da opporre a quello di Matteo Renzi, che, a sua volta, è un “prodotto di marketing politico“. Di concreto anche a sinistra vedo ben poco. Un’immagine fresca, quindi, per rinnovare il centro-sinistra, ma di cui ancora non ho ben compreso i “contenuti”. Sento tanti slogan, forte attenzione ai messaggi veicolati (soprattutto sui social) e al loro packaging, ma la politica, quella vera, è un’altra cosa.
Ecco perché ho molti dubbi su Forza Italia 2.0, mi sembra una copia (più o meno bella, più o meno brutta) di quella di Renzi, anche se con colori e personaggi diversi.
E’ giusto svecchiare un movimento politico, per renderlo sensibile al cambiamento dei tempi, ma è sufficiente cambiare nome, aggiungere il termine “2.0” e riproporre, ancora una volta, Silvio Berlusconi come leader? Ho forti dubbi. Sarei più propenso a dire no, che sì. Anche se devo riconoscere, che, ad oggi, tutte le campagne elettorali le ha sempre pagate lui e come si dice in gergo, chi “paga” di solito anche “guida”.
Il Cavaliere, secondo me, deve ripartire dalla fascia 25-45 anni, valorizzandola. Dovrebbe lanciare una grandissima campagna di “scouting“, in tutti i settori che compongono la cosiddetta società civile, per presentare alle prossime politiche un nuovo gruppo dirigente.
E’ chiaro, però, che se questi giovani presentassero lo stesso cognome dei padri, zii e parenti presenti nel nuovo movimento – tutto questo non servirebbe a nulla. Ancora una volta daremmo un’immagine del centro-destra non proprio esaltante e in alcun modo moderna.
Spazio ai giovani, ma non ai parenti, spazio ai giovani, ma non agli “amici degli amici”, spazio a chi si vuole impegnare per rilanciare questo Paese piuttosto che occupare poltrone, o che, magari, ha come unica funzione in Parlamento quella di fare il “pianista”. Se fosse così, e non voglio pensarlo, non si spendano soldi e rimanga tutta la vita il nome PDL, almeno vizi e virtù di questo partito sono noti a tutti. Di un futuro posticcio invece non vi è certezza.