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Vi spiego perché il piano di Berlusconi fallirà

Il 17 settembre 2011 scrivevo per L’Occidentale quanto segue: “Berlusconi ha deciso di non mollare. E’ davvero questa la scelta migliore per lui e per l’operazione politica che ha saputo costruire da quando è sceso in campo vent’anni fa ? Non ne siamo sicuri. In politica non basta avere ragione; occorre anche riuscire a farsela dare. Le battaglie si vincono e si perdono. Da una battaglia  persa – al centro destra la storia di questi anni lo ha insegnato più volte  – si può uscire vincitori in un’altra occasione. Ma da una disfatta, al pari di quella che si profila, non ci si riprende più. Rimane soltanto la resa senza condizioni. Ed è vicina.”

Evidentemente i fatti non mi hanno dato ragione. Dal punto di vista elettorale il Cavaliere – ritenuto ormai finito – è stato capace, 18 mesi dopo quello scritto, di effettuare una rimonta impensabile e, soprattutto per errori degli avversari, di riportare il suo partito al governo del Paese. So bene che in politica non esistono ultime trincee; e che, quindi, non si vince e non si è sconfitti mai del tutto. Mi resta il dubbio, però, che, in fondo, la mia analisi fosse solo un po’ troppo anticipata, ma sostanzialmente corretta; e che la ‘partita della vita’ di Berlusconi sia già parecchio compromessa e destinata ad un esito negativo difficilmente recuperabile. Tanto che, sempre sul medesimo quotidiano on line, il 27 febbraio di quest’anno scrivevo: “Quello del Cavaliere è ormai un caso archiviato.  Accetti il consiglio di chi lo invita a rifugiarsi, finchè è in tempo, in un Paese  dove non sia al potere una ‘magistratocrazia’. Purtroppo, dopo la sedicente primavera araba, Hammamet non garantisce più un esilio sicuro. Rimane solo la Russia di Putin”.

La persecuzione è certa e assicurata
Io non ho alcun motivo per desiderare una fine ingloriosa di  Silvio Berlusconi, sono anzi convinto che nei suoi confronti sia in corso da un ventennio una persecuzione giudiziaria ad personam, allo scopo di demolirne (fino ad ora tutto sommato invano) l’indubbio appeal mediatico e comunicativo; mi sforzo soltanto di compiere delle analisi, forse errate, ma, dal mio punto di vista, il più possibile oggettive, valutando il contesto che i suoi implacabili nemici gli stanno edificando attorno. Il cerchio sta per chiudersi.

Tra falchi e colombe
Il Cavaliere, fino ad ora, ha tenuto una linea di appoggio al governo Letta, allo scopo di riscuotere il più possibile sul piano politico. E ne ha ricevuto in cambio una certa soddisfazione, dal momento che Letta jr. non ha esitato più di tanto ad accogliere sostanzialmente le richieste del centro destra su Imu ed Iva (salvo dover ancora reperire le risorse a copertura). Sembra di poter credere, allora, che almeno fino a quando gli sarà possibile “tosare la pecora” Berlusconi contrasterà la tentazione di parecchi dei suoi a correre l’avventura delle elezioni anticipate.

Che cosa pensa davvero il Cav?
Nello stesso tempo, tuttavia, è forte la tentazione di rompere l’assedio, andare al voto e contrapporre (se ci sarà) il consenso popolare alle pandette dei pm. In questa prospettiva molti interpretano la decisione di tornare al nome (e ai fasti?) di ForzaItalia. Chi scrive non raccoglie le confidenze del Cavaliere e non è in grado di interpretarne le intenzioni, ma quella di far saltare il banco e giocarsi tutto alla roulette russa delle elezioni anticipate (con quale legge elettorale?) pare un’idea figlia della disperazione piuttosto che un programma sensato.

Le velleità sul voto anticipato
In primo luogo, perché, la prospettiva di andare al voto, una volta caduto il governo Letta, è tutt’altro che garantita. Rispetto a due mesi or sono ci sono, in campo, delle importanti novità da non sottovalutare. In primo luogo, c’è Giorgio Napolitano, nuovamente ‘folgorante in soglio’, nella pienezza dei suoi poteri. Il presidente potrebbe dimettersi (è un’ipotesi che si è affacciata), riaprendo così la porta alla elezione di un capo dello Stato, gradito all’ala sinistra dello schieramento.

Dietro l’angolo c’è Romano Prodi
Una ricandidatura di Romano Prodi non verrebbe bocciata, un’altra volta, da un centinaio di ‘franchi tiratori’ del Pd. Poi, il professore bolognese sarebbe sicuramente una soluzione migliore di altre (basti pensare con raccapriccio a Stefano Rodotà)  che potrebbero riaffacciarsi. Mettiamo (ed auspichiamo), invece, che Napolitano resti al suo posto e che dia l’incarico ad un’altra personalità del Partito democratico. Si sarà accorto Berlusconi che il M5s è in disfacimento? Saranno disposti a tutto gli appartenenti ai gruppi di studenti fuori corso che siedono sui banchi della Camera e dei disoccupati organizzati nei posti-chiave del Senato, i quali hanno risolto nel migliore dei modi il loro problema occupazionale ed economico, apprestandosi ad incassare, in cinque anni, emolumenti che non si sarebbero mai aspettati nel corso di un’intera vita (trascorsa rivendicando  magari un reddito minimo garantito, perché lamentarsi è meglio che lavorare).

La prossima coalizione prossima ventura
I ‘’grillini’’ si stanno squagliando come neve al sole perché hanno capito che la prossima volta gli italiani li manderanno a spasso. Faranno di tutto perché la pacchia duri il più a lungo possibile. All’interno, la ‘quinta colonna’ dei  filo-Pd è pronta a venire allo scoperto, quando scatterà l’ora x. E il primo punto del programma della coalizione tra Pd, Sel e grillini redenti riguarderà il come eliminare Berlusconi dalla scena politica, se prima non ci sarà già riuscita (il che è probabile) la magistratura, con l’interdizione dai pubblici uffici e (perché no?), con la richiesta di autorizzazione all’arresto.

Nella Russia di Putin…
E’ in questi momenti difficili che sono messe alla prova le vere amicizie. Nella Russia di Putin una persona sveglia e capace come Silvio Berlusconi potrebbe iniziare una nuova vita più serena.

 



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