Il Direttore dell’Istituto per le opere religiose, Paolo Cipriani, e il suo vice Massimo Tulli, si sono dimessi dai loro incarichi. A renderlo noto è un comunicato della Sala Stampa del Vaticano, nel quale si aggiunge che “il Consiglio di sovrintendenza e la Commissione dei Cardinali hanno accettato le loro dimissioni e hanno chiesto al presidente Ernst von Freyberg di assumere ad interim le funzioni di Direttore generale con effetto immediato.
L’Autorità di Informazione Finanziaria è stata informata. La Commissione speciale nominata il 26 giugno scorso ha preso atto di questa decisione.
LA “RIVOLUZIONE” DI PAPA FRANCESCO
Pochi giorni fa papa Francesco aveva istituito una speciale commissione di controllo sull’operato dell’Ior. Bergoglio, “sentito il parere di diversi cardinali e altri fratelli nell’episcopato, nonché di altri collaboratori”, desiderava che la banca vaticana diventasse un edificio di cristallo.
A capo dell’organismo aveva nominato un suo uomo di fiducia, monsignor Rocca. Una storia recente, quella dell’istituto bancario, scandita di recente da misteri, aspetti oscuri e da qualche arresto, come quello di monsignor Nunzio Scarano per la vicenda del rimpatrio di capitali degli armatori D’Amico.
Già a fine aprile, in una delle omelie a Santa Marta, il Papa aveva spiegato che nella chiesa c’è troppa burocrazia, che questa è necessaria “ma fino a un certo punto”. E l’aveva detto citando i dipendenti dello Ior lì presenti. Frase che aveva costretto la Segreteria di stato, nella persona di monsignor Sostituto, Angelo Becciu, a smentire ogni imminente decisione riguardo l’istituto fondato da Pio XII.
BERTONE, IL GRANDE SCONFITTO
Ad essere sconfessata dalle deflagranti dimissioni – e dall’azione papale – è stata proprio la linea sin qui tenuta dalla segreteria di Stato. I due dimissionari Cipriani e Tulli erano infatti emananazione diretta della segreteria, così come l’attuale presidente dello Ior, von Freyberg, che potrebbe seguirli a breve in una scelta radicale, come quella del ritiro.
Vicende, queste, che riabilitano in modo “postumo” l’operato dell’ex presidente dello Ior Ettore Gotti Tedeschi, sfiduciato nel 2012 dalla carica “per non avere svolto varie funzioni di primaria importanza per il suo ufficio”.
In realtà, come confessato dallo stesso Gotti Tedeschi, tra le divergenze c’era stato il tentativo di acquistare l’istituto San Raffaele, operazione sulla quale il segretario di Stato puntava molto e che invece il banchiere non ha mai approvato.
Frizioni come tante, ma che ormai lasciano spazio alla storia. Che resti al suo posto o meno, il segretario di Stato Bertone è ormai poco meno di un “Re Travicello”, secondo alcuni osservatori vaticani.
Il caso Ior (fonte video: Tv 2000)