Il caso Ior rivela ora dopo ora colpi di scena e nuovi dettagli. Gli ultimi giorni sono stati burrascosi: prima è arrivato l’arresto di monsignor Nunzio Scarano e ieri sera una nota della sala stampa vaticana annunciava le dimissioni del direttore dell’Istituto per le opere religiose, Paolo Cipriani, e del suo vice Massimo Tulli.
Vicende che rimettono al centro delle cronache i rapporti, talvolta opachi, dello Ior.
Un filone analizzato a fondo da Gianluigi Nuzzi, inviato del quotidiano Libero e già al quotidiano il Giornale. L’autore dei best seller “Vaticano Spa” e “Sua Santità. Le carte segrete di Benedetto XVI” ha annunciato proprio oggi su Twitter di aver lasciato La 7, la rete generalista acquistata da poco dall’imprenditore Urbano Cairo, per passare a Mediaset, dove su Rete 4 condurrà “Quarto grado”.
In una conversazione con Formiche.net il giornalista spiega perché le vicende dello Ior segnano un punto di svolta nei rapporti tra Vaticano e magistratura italiana e perché il merito di questi cambiamenti – positivi per Nuzzi – è soprattutto del nuovo corso inaugurato da Papa Francesco.
Che sta succedendo allo Ior?
Per comprendere cosa accade ora occorre fare un passo indietro. Negli scorsi anni ci sono stati diversi tentativi di riforma dell’istituto da parte di Ratzinger, che provò a mettervi ordine con l’arrivo come presidente di Ettore Gotti Tedeschi. Questa fu una necessità, soprattutto dopo che l’11 settembre in America ha imposto maggiore trasparenza negli spostamenti di denaro. Queste riforme però sono state solo sbandierate e mai realizzate. E l’arresto di Scarano lo conferma, perché le accuse che lo riguardano si riferiscono a fatti compiuti anche un anno fa. Vuol dire che in tutti questi anni non si è fatto praticamente nulla per porre un argine a questi crimini. Che ora esplodono in tutta la loro forza.
L’impressione è che esplodano anche perché gli inquirenti sembrano avere un atteggiamento diverso rispetto al passato nei confronti della Santa Sede.
Vero. Abbiamo sempre avuto in Italia una magistratura lealista nei confronti del Vaticano. C’è sempre stata un’attività di collaborazione molto retorica e mai di contenuto, non si è mai dato seguito a richieste di rogatoria. I magistrati si fermavano sulla soglia di Porta Sant’Anna e anche quando chiedevano informazioni ricevevano in cambio sempre risposte evasive. Dopo l’arresto di Scarano ho scritto su Twitter che “oggi arrestare un monsignore in Italia non è più reato”, che era un po’ una provocazione sul fatto che in questo caso abbiamo avuto una magistratura attenta e senza remore. Dall’altro lato bisogna dare atto che Papa Francesco ha sollevato il monsignore dal suo incarico, togliendogli di fatto lo scudo di cui avrebbe potuto usufruire in virtù dei Patti Lateranensi, come quello che impedì l’arresto di Marcinkus. In parte è un’opera meritoria, in parte una via segnata dalla Storia. Il Vaticano è in crisi di vocazioni e di fedeli e ha bisogno di rinnovarsi per non soccombere. Ma attenzione: presto potrebbero emergere altri due filoni interessanti.
Quali?
Uno quello che riguarda le fondazioni benefiche, spesso usate invece per far transitare tangenti. L’altro riguarda i rapporti tra i servizi segreti italiani e alcuni settori del Vaticano. Gli ultimi arresti di Zito e La Motta lo testimoniano. Ho la sensazione che il nuovo Pontefice avrà molto lavoro da fare.
C’è chi sintetizza le ultime vicende come un fallimento personale del Segretario di Stato vaticano, il cardinale Tarcisio Bertone.
Sicuramente Bertone passerà alla storia come il Segretario delle critiche e degli scandali che gli sono stati attribuiti, più che per le visioni riformatrici che ha offerto alla Chiesa. Gli uomini che si sono dimessi – Cipriani e Tulli – e molti di quelli che ruotavano attorno alla vicenda sono tutti ultra-bertoniani. Le riassumerò quello che penso in una battuta: con Bertone non solo non ci prenderei un caffè, ma nemmeno un bicchier d’acqua.
Quindi lei ritiene che gli ultimi sviluppi riabilitino in modo “postumo” il defenestrato Gotti Tedeschi?
Sì, temo che l’ex presidente dello Ior sia stato, per usare un termine leggero, totalmente asfaltato da Bertone. Ed è vero, prima Bertone credeva di potersi fidare di lui. Quando poi il Segretario di Stato si è reso conto che Gotti Tedeschi voleva davvero cacciare i “mercanti dal tempio”, ha cacciato lui.