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Ecco perché l’Egitto rischia la bancarotta

Le banche d’affari hanno decretato la “morte” economica dell’Egitto. Sono sei i mesi di vita che il più grande istituto d’investimenti, Merrill Lynch, lascia prima di un quasi inevitabile fallimento.

IL RISCHIO INSOLVENZA
In un report diffuso ieri e ripreso oggi da Repubblica, Merrill prevede che a breve l’Egitto rischia di non avere più i soldi per pagare i debiti e i fornitori, interni ed esterni.
La ragione di questo tracollo risiederebbe principalmente nel nella riduzione drastica di afflussi turistici, diminuiti nel primo trimestre di oltre il 17 percento.

IL CROLLO DEL PIL
A decretare il rischio di bancarotta – sottolinea la banca d’affari americana – anche il crollo delle entrate finanziarie, passate da 46 miliardi di dollari nel 2010 a non più di 13 miliardi nel 2012. La quota di Pil è scivolata così nel 2012 alla cifra di 559,8 miliardi per 85 milioni di abitanti.

LE RIFORME IMPOSSIBILI
L’unica speranza per l’Egitto è mettere a punto adeguate riforme finanziarie, rese ancora più difficili però dallo stato di incertezza politica che governa il Paese dopo il golpe che ha deposto il presidente Mohammed Morsi. Per questo, Merrill Lynch invita a non farsi illusioni su una possibile ripresa economica sul Nilo, dettata anche da un accordo sempre più lontano per ottenere un prestito di liquidità dal Fondo monetario internazionale.

LE VOCI DALL’ITALIA
Non sono pochi gli interessi italiani in Egitto, che soffrono dell’instabilità della regione. Negli scorsi giorni la società Sace aveva allertato sui rischi per gli investitori.
L’Eni invece, il principale operatore occidentale nel Paese, ha rimpatriato tutti gli italiani, denunciando attraverso il proprio amministratore delegato Paolo Scaroni l’influenza negativa dei movimenti di piazza sull’attrattività turistica ed economica dell’Egitto.

Egitto: i Fratelli Musulmani promettono resistenza contro l’esercito (fonte video: Euronews)


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