Sull’isola non fa più notizia, ma lo sbarco di questa mattina di 166 immigrati, giunti a Lampedusa dopo una traversata in mare di oltre 10 ore a poco meno di due dall’arrivo di Papa Francesco è avvenuto questa volta sotto i riflettori di tutto il mondo. Un evento a cui a Lampedusa sono ormai abituati e che dimostra come quello dell’immigrazione sia un fenomeno reale e da gestire con la massima urgenza.
Una normalità
Sono giovani, arrivano da diversi Paesi del Nord Africa e tra di loro ci sono anche 4 donne.
La scena si ripete. Una lunga fila di uomini accompagnati dai volontari della Protezione civile, della Croce Rossa e del Centro di accoglienza. Ognuno con la propria storia di dolore e di sofferenza.
Un pullman li aspetta. “Lampedusa accoglienza” è la scritta impressa sulla fiancata. Avvolti in una coperta termica gialla salgono a bordo. Devono giungere al centro dove ad aspettarli ci sono altre centinaia e centinaia di immigrati.
“Per noi è una normalità”, ha commentato il sindaco, Giuseppina Nicolina.
Solo l’ennesimo sbarco di immigrati giunti questa mattina a Lampedusa a bordo di un barcone che si è fermato al porto di Punta Favarolo, proprio dove ha attraccato anche la nave del Papa dopo un giro in mare dell’isola.
Ospitalità lontana dai riflettori
Scene che capita di vedere in tv ma che per i pochi fortunati che sopravvivono, sono stati 15 mila i morti in mare negli ultimi 20 anni, hanno un seguito che attiene alla loro permanenza nell’isola:
“Se sopravvivono al destino scontato di barcacce che le guardi e ti spaventi, gli ultimi degli ultimi, quelli che hanno talmente poco da poter tenere tutta una vita in un sacchetto, puoi venire a trovarli qui: nell’ultimo degli ultimi lembi di terra europea, talmente ultimo, talmente giù, da esser più giù di Tunisi, giusto in mezzo al Canale di Sicilia, centoventimiglia a Sud delle coste agrigentine, quelle tanto care a Montalbano e Camilleri”, scrive l’inviato della Stampa Federico Gerimicca che per la prima volta documenta una giornata di cui gli abitanti dell’isola possono andare fieri: “L’esser stata scelta dal ‘Papa povero’ come prima tappa della sua missione pastorale in giro per il mondo. Non Gerusalemme, non Lourdes, non la sua Argentina: ma Lampedusa. Un primato. Anzi, un unicum. E del resto dov’altro poteva andare e da dove poteva cominciare un Papa come Jorge Mario Bergoglio?”, si legge su La Stampa.
Semplicità, discrezione e niente politica
Per la sua visita a Lampedusa Papa Francesco ha scelto semplicità e discrezione, e soprattutto niente politici o ospiti d’eccezione. Un programma che ha portato a chiudere la porta in faccia a quanti ci tenevano ad avere una foto ricordo della memorabile giornata. Gerimicca parla di un lungo elenco di richieste di ministri e autorità politiche desiderose di farsi vedere col Papa a Lampedusa giunte al sindaco e all’arcivescovo di Agrigento, monsignor Montenegro. Il no più ripetuto? Quello detto ad Angelino Alfano, vicepremier e parlamentare agrigentino, si legge nell’articolo dell’inviato de la Stampa.
E’ con Montenegro che il Papa avrebbe discusso e chiesto consigli sulla sua visita nell’isola: “Uno, per dire, che a Natale 2009 tolse i Re Magi dal presepe e al loro posto mise un piccolo cartello: “Quest’anno i Re Magi non sono arrivati perché sono stati respinti”. A Bossi e a Fini, firmatari della legge che impone il respingimento dei migranti, saranno fischiate le orecchie: ma evidentemente va bene così…”, scrive Geremicca.