“Molto dipenderà dalla tempistica e dalle circostanze”, afferma l’eurodeputato francese Brice Hortefeux, uno che conosce molto bene Nicolas Sarkozy. E che, in qualche modo, è un vero e proprio barometro politico delle intenzioni dell’ex inquilino dell’Eliseo. Dopo le voci dei giorni scorsi di una voglia pazza di tornare nell’agone politico successiva alla bocciatura del suo piano-rimborsi da parte del Conseille Constitutionalle, che la stampa francese aveva cavalcato per tutta la passata settimana, oggi è la volta del vecchio entourage di Sarkozy. Che come una sorta di cerchio magico, detta tempi e modi di una discesa in campo ormai data per certa. Che non è solo figlia di una generica nostalgia dei riflettori e vertici internazionali, ma riguarda l’uomo Sarkò.
La road map
A 58 anni non si sente fuori gioco, tutt’altro. E osservando il trend non certo entusiasmante di François Hollande ha maturato la decisione di rifiutare una serie di proposte giunte sulla sua scrivania (circa incarichi manageriali di primissimo livello) e concentrarsi sulla nuova avventura. Con un’agenda abbastanza rigida di mosse e di tempi. Nessuna parola pronunciata pubblicamente fino al 2014, ma una fitta rete di incontri e viaggi che saranno propedeutici al grande annuncio. Per settembre è già stato organizzato un viaggio in Canada, che pare precederà quello più significativo negli Stati uniti. Sarà l’occasione per incontrare i massimi esponenti dei Repubblicani, e fare il punto sulla crisi economica europea.
Federatore interno
L’ex presidente vuole mostrare la sua solidarietà con l’UMP, per questo già oggi si incontrerà con la destra parlamentare, anche in proiezione Front National (attese 500 persone per la sua prima apparizione dopo la sconfitta). Dal momento che il partito guidato da Marie Le Pen alle urne potrebbe recitare un ruolo decisivo. I suoi amici l’hanno lasciato intendere chiaramente: le dimissioni del Consiglio hanno rappresentato l’annuncio di un nuovo start. Con l’accelerazione maturata proprio nelle ultime settimane. “La decisione del Consiglio costituzionale ha creato una nuova situazione”, dice a Le Figarò il suo stretto consigliere, Pierre Giacometti. Una situazione che andrà gestita con attenzione e circospezione, proprio per dimostrare che l’ex presidente non avrebbe “adottato ancora una strategia chiara”. Senza dimenticare che fra Jean-Francois Cope e François Fillon le cose non filano lisce (ormai una vulgata diffusa).
Nessun discorso televisivo
Quel post su facebook dovrebbe essere la sola esposizione pubblica del Sarkò-pensiero, almeno fino al termine del 2013. Quando si definiranno meglio i contorni dell’operazione che dovrebbe ricondurlo all’Eliseo in qualità di padrone di casa. Già si parla di contributi per tre milioni di euro arrivati in poche ore per sostenere la nuova campagna. Oggi uscirà dal suo guscio, rivela un componente del suo vecchio staff a Le Figarò. Altri smorzano i toni: il gesto di oggi dovrebbe essere interpretato come un mero atto di solidarietà verso con la sua famiglia politica ha detto Brice Hortefeux, il più fedele di sarkozystes.
Varie ed eventuali
Ma sulla strada verso la rielezione potrebbero esserci alcuni ostacoli. Il primo riguarda il vertice del Fmi, Christine Lagarde, considerata sua fedelissima, una cui missiva (dai toni molto concilianti) proprio indirizzata a Sarkò è stata pubblicata nei giorni scorsi suscitando scalpore per il tenore delle parole vergate. Proprio la “dama bianca” del Fondo è al centro di un’indagine della magistratura circa gli affari di un altro nome pesante dell’industria francese, quel Bernard Tapie, già presidente del Marsiglia calcio. Infatti i giudici della Corte di giustizia della Repubblica hanno acceso un fascio di luce sul ruolo che ha avuto nella decisione dello Stato di ricorrere nell’arbitrato per la controversia tra Tapie e il Credit Lyonnais. Il nodo è la vendita di Adidas, risalente al 1993, su cui nel 2008 la controversia fu risolta con 285 milioni dollari a titolo di risarcimento erogati a Tapie.
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